Fu l'occasione per riandare ai due precedenti attentati. Si diceva che i Solari abitassero ignote caverne ai limiti della valle. Al centro delle loro credenze volgari e profanatrici ponevano l'Essenza-del-Sole. Ogni vero oghiza (fosse pe-oghiza, oghizen-ou-zooq o altro) ben sapeva dalla nascita che la verità era unicamente nell'Imperscrutabile. Allorché il Vetusto Qarzast espletava le Funzioni Superiori, indossava l'immacolato rha-fezev, Splendore Massimo dalle 201 tonalità rha, e a nessuno era dato guardarlo, pena la morte immediata.Nuovamente irto e impettito, Qarzast zittì la folla:- Fedeli oghiza, per la terza volta l'Imperscrutabile ha voluto che la mia vita continuasse e si arricchisse di nuove preziose esperienze. Questa festa dei Nove Soli vedrà pertanto, ne sono certo, cose che nessun occhio oghiza ha visto prima. Intanto, domani darò avvio al Sacro Rito per la cerimonia dello Scioglimento delle Nevi. L'Imperscrutabile ha già scelto i suoi beniamini. Ecco dunque a voi i Fortunati!

Da un vialetto rimasto appositamente sgombro avanzarono alcuni zrendus, condotti a mano da Domestici Zelanti. Costoro vestivano tutti variazioni del carminio con modeste subvarianti. Le teste si girarono, centinaia di palpebre si socchiusero appena nella oghizissima intenzione di aguzzare la vista.

Throoz individuò un individuo alto e atletico. Vestiva un fezev viola-uhe, triplice mescolanza di subvarianti del viola-regk. Non gli prestò soverchia attenzione. La seconda persona era una donna. Riconoscendola, Throoz ebbe una sgradevole sorpresa: si trattava di Tarsha, una ragazza di cui egli aveva più volte ammirato i piccoli, deliziosi seni al Lavabo e che aveva spesso desiderato fare sua per una Stagione. Fu un colpo. Desiderò improvvisamente andar via. Salutò frettolosamente Zimki. D'altronde, per quel giorno le Funzioni volgevano al termine.

Volse le spalle e s'incamminò attentamente per un vialetto.  

Nell'abitacolo di lucido metallo i due si scrutavano di soppiatto, alternativamente, fingendo di non accorgersi l'uno degli sguardi dell'altro. Avevano sembianze molto simili: lineamenti minuscoli e quasi rinsecchiti, visi dal pallore un po' verdastro, occhi cerchiati e acquosi, figure allampanate e magre, capelli cortissimi, abbigliamento elementare. Uno dei due disse:

- Basta. Basta!

Subentrò un lungo silenzio. L'altro non si decideva a rispondere. Erano insieme da sei settimane, in viaggio verso mondi lontani, soli nell'astronave. Sei settimane erano un tempo infinito per conoscersi in tutte le proprie manie grandi e piccole e per cominciare a detestarsi.

- Michaela... - prese a dire l'altro.

- Basta. Non ti pare? - Michaela si alzò, ergendosi sui suoi due metri.

- Abbiamo scelto... - azzardò l'altro.

- Questo wrub comincia a danneggiarmi psichicamente, Cyril. Non credevo degenerasse tanto.

- Michaela, prova con tutti gli strann che ti capitano! E' un consiglio d'amico, poi fa' quello che ti pare.