Il mattino in cui ha inizio questa storia, le strade di Oghiz parevano animate da una insolita attività. Sul fondo della vallata la città protendeva le sue mura di pietra fino a vasti agrumeti mentre lontano, verso l'orizzonte, la campagna si apriva in una brulla spianata ricoperta di candida neve, rilucente al sole del primo mattino.

Throoz camminava speditamente per le strade lastricate della città imbevendosi dell'atmosfera di fervore. L'aria umida e pungente e il cielo limpidissimo snebbiavano la mente dal grigiore delle tempeste invernali. Finalmente una giornata di sole! Tutte le botteghe intorno, a cominciare da quella del vecchio Vezel, si stavano affrettando a ripulire gli stigli. I mercanti ammassavano i loro articoli all'esterno su lunghi banchi di legno, alcuni addirittura sulla neve delle strade, contaminando quel biancore con rozza impudenza.

Throoz respirò a pieni polmoni l'aria salubre e leggera. Gli sembrava di assorbire anche i benefici raggi solari e i bagliori della coltre che ricopriva tutto. Procedé dritto per uno dei viali ricavati sul lastrico, tra la neve, da Sacri Serventi. La neve spalata non era ammucchiata ai lati. Throoz ignorava dove fosse stata portata; ad ogni modo era opportuno non insistere in sciocchi pensieri se voleva evitare rampogne da Qarzast, alla fine dei Nove Soli.

Strinse la cintura del fezev, la sua opulenta palandrana rohm-celeste. Nonostante il tepore gradevole del sole accusava brividi. I sandaletti provocavano sul viale un clap-clap lieto. Throoz pensò che era veramente una splendida giornata e che la grande, attesa festa dei Nove Soli avrebbe avuto un degno inizio.

  

Aveva percorso appena una trentina di metri, quando notò stupito che diveniva pressoché impossibile continuare. Persone dai fezev d'ogni tinta si accalcavano nei viali sforzandosi disperatamente di mantenere le distanze minime prescritte, di non urtarsi (assolutamente!), di non calpestare la neve. Qualcosa di strano accadeva, ma Throoz non si allarmò. Il quadro, nell'insieme, era  variopinto e armonioso e lui notò come le abitazioni basse di nitida pietra aggiungessero splendore allo spettacolo. Si sentì orgoglioso di se stesso e di Oghiz.

Mosse lentamente i passi successivi. Il suo umore era sempre intatto. Dopo un'ampia curva, il viale sfociò in un vasto piazzale. Era lo Xazul dai due Altari, e Throoz individuò senza fretta una buona posizione dalla quale abbracciare con lo sguardo l'intero Xazul. Incrociò le braccia e si dispose ad attendere, scrutando qua e là.

- Salve, Throoz, buon oghiza!

Si voltò. Gli si era affiancato un giovane dai capelli ancora gialli, il viso magro, l'espressione attenta.

- Oh... Zimki. Felice di vederti. Ti trovo bene.

A queste parole lo sguardo di Zimki si irrigidì e per un momento il giovane ebbe un'espressione di rammarico. Throoz aveva notato che il fezev del pe-oghiza era ancora grigio-kran, il che era indice di un andamento non buono delle Introduzioni.

- Bene...? sì... tanto per dire. Non mi riesce ancora di avanzare, purtroppo, ma spero per le Connessioni future. Mi piacerebbe raggiungere almeno il primo grado di Interprete Colorista.