Base Mist. 25 giorno. Notte.Rheya sta sognando fra le mie braccia. Forse di me. Dorme e ride e io vorrei morire. Perché un rumore mi sta risvegliando. Un'esplosione. Non proviene dai settori blu. Per fortuna. Altri incidenti nei vecchi quartieri militari e dovrei richiedere, fallita la nostra missione, l'evacuazione anche della città vicina alla base. Armi che si attivano da sé. Dubitiamo sulle cause. Come altre notti, per fuggire gli incubi o i risvegli, mi alzo e aggiro nella deserta penombra di questi locali. Odo fruscii, scatti, sibili e rumori come di piccoli animali. Oggi Mimir e Lug si sono quasi picchiati. Una zuffa stupida. Il nervosismo è comune e questa attesa non ci aiuta. Base Mist. 27 giorno. Mattino.Il Comando ci ha spedito la soluzione. Un Criminale di Guerra. Impiegabile in esperimenti d'utilità generale e lavori pericolosi.

L'ufficiale che comanda la pattuglia di scorta al prigioniero, sapendomi nuovo il lavoro di custodia, mi spiega il funzionamento del telecontrollo. L'uso mi sembra facile, i comandi sono pochi. Con serena indifferenza ne porta al massimo livello uno, rosso, e mi indica il gruppo, un terzetto, inquadrato dalla porta. Vedo la figura al centro piegarsi per l'intenso, improvviso dolore. L'indicatore viene riportato indietro, a una posizione intermedia, e mi vengono illustrati i vantaggi del mantenere una continua, moderata sofferenza. Spiegatimi gli altri, pochi, comandi, il piccolo strumento è ora nelle mie mani.

Fa un cenno ai suoi uomini che spingono il detenuto in avanti. È molto alto, ha proporzioni da canone. Indossa ancora la divisa del suo esercito, ma senza contrassegni di grado o reparto e un casco con la visiera scura che gli nasconde la faccia. Nell'entrare incespica, come cieco. L'ufficiale, maledicendo la dimenticanza, senza togliermi l'apparecchio di mano, ne preme un pulsante e la visiera si schiarisce. Concluse le ultime formalità, mi saluta e si allontana. Il prigioniero è solo di fronte a me. Non ha nome, solo una sigla: S.19. Gli ordino di togliersi il casco. Protende appena i polsi. È vero, devo aumentare la distanza tra i bracciali se voglio permettergli i movimenti. Pasticcio un po' con i comandi, ma ci riesco. Si sfila il casco scoprendo il volto. E io sono in un mare d'odio.

Tratti perfetti, di sovrumana bellezza. Incarnato freddo, chiarissimo. Occhi monocromi e uniformi. Il contorno dell'iride è solo un appena percettibile rilievo. Quante statue millenarie ho conosciuto con simili lineamenti? Uno Shakti Mazan di razza purissima. Di certo, perciò, al diretto servizio o forse anche imparentato con l'Imperatore. Torna il ricordo di Stazione Keldar. Splendidi volti impassibili. Cadenza di domande, pronunciate senza accento nella mia lingua, e di spasimi, a risposta del mio silenzio. L'inquietante sensazione allora che a torturarmi fossero antichi Dei non mi abbandonò per giorni. Inizio a spiegargli il suo lavoro. Voglio tutta la sua attenzione. Azzero temporaneamente il comando rosso.

Base Mist. 28 giorno. Pomeriggio.

Oggi è entrato per la prima volta in area Blu/sette. Ha rifiutato scudi protettivi ed equipaggiamento. Chi progettò le difese della base, ha laconicamente spiegato a noi stupefatti, non avrà di certo trascurato o ignorato le potenzialità degli strumenti di rilevazione. Anzi ne avrà installati altri che ne percepiscano l'attività. Mimir voleva interloquire, ma un accenno all'immancabile fine degli strumentatissimi, corazzatissimi robot ripulitori lo ha zittito.