La chiusura di Lost ha lasciato, televisivamente parlando, un grande vuoto, e chi più chi meno, tutti i maggiori canali televisivi americani si affannano nel tentativo di colmarlo. Questo è il turno della NBC, che con Persons Unknown cerca di far rivivere i fasti della serie di mistero per eccellenza.  La trama è incentrata su un gruppo di persone che misteriosamente si ritrovano recluse all’interno di una stanza di albergo senza una spiegazione plausibile sull’accaduto.  All’interno della bibbia troveranno la chiave che permetterà di uscire dalla stanza, ma una volta fuori si rendono conto di trovarsi in una città fantasma.

Questa è la base sulla quale si sviluppa il progetto Persons Unknown, al cui timone troviamo Christopher McQuarrie, conosciuto per aver scritto il film Operazione Valchiria e sono coinvolti anche un altro paio di nomi abbastanza famosi nel mondo della science fiction, come Michael Rymer, conosciuto come produttore e regista di Battlestar Galactica e Flashforward e quel Jonathan Frakes che sinceramente non avrebbe bisogno di presentazioni, ma per chi non lo conoscesse basterà citare Star Trek Next Generation.

La scelta degli attori è abbastanza azzeccata.  Almeno per quanto abbiamo avuto occasione di vedere, sono tutti abbastanza in ruolo, anche se la formazione del cast si è basata su elementi di secondo piano del panorama televisivo americano senza dei veri nomi di spicco, ma sfruttando una serie di attori in qualche caso di lunga militanza nelle serie tv made in USA con ruoli da comprimari.

Sono previsti tredici episodi per Persons Unknown, ma come avviene sempre in questi casi, tutto dipenderà dalla risposta del pubblico.  L’idea di base non mi sembra molto originale.  Il primo parallelo che viene alla mente è quello con la mitica The Prisoner, per il villaggio popolato da strane figure e l’impossibilità di evasione al di fuori dei margini cittadini.  La presenza poi dell’occhio vigile e onnipresente della telecamera rimanda a film come Truman Show, e da quei pochi dati fornitici in questo pilot, si può supporre che si tratti di una specie di misterioso “grande fratello” con giochetto sanguinario incorporato. Molto bene è il senso di oppressione quasi claustrofobica sviluppato nel telefilm, come anche dignitose sono le interazioni tra i personaggi che sono messi lì quasi a rappresentare la più disparata varietà umana.  Molto meno bene il ritmo, molto lento, che ha impedito a questo pilot di gettare delle basi convincenti per l’interesse dello spettatore.

Infatti il mistero, in sé abbastanza intrigante, non è costellato da quegli elementi secondari che attraggono e catturano, a volte anche maggiormente, la curiosità dello spettatore.  Giusto negli ultimi cinque minuti, dopo la surreale cena cinese, si ha qualcosa di veramente tangibile per il quale forse vale la pena intrigarsi.  Quindi capire se questo telefilm ha gli attributi giusti per essere seguito dipende molto da come svilupperanno, nel corso della serie, il mistero e l’interazione tra i vari personaggi.  L’unica cosa certa è che le basi gettate con questo pilot non sono solidissime e che la ricerca del successore di Lost è ancora ben lungi dall’avere un nome e un cognome.