Il Gruppo Perdisa Editore inaugura una nuova collana: Pop2.

Come alcune altre collane dello stesso editore (WalkieTalkie, Babele Suite, Airplane…), anche Pop2 è curata da un professionista del calibro di Luigi Bernardi. Abbiamo chiesto ad Anna Maria Riva, addetta stampa Perdisa, qualche notizia in più su questa nuova arrivata: “Si tratta di una nuova collana di libri pregiati ed eleganti, in cui passione, intrigo e avventura sono gli elementi distintivi. Una collana che pretende lettori. La prossima uscita sarà Lame di sangue, una raccolta d'eccezione, firmata dagli scrittori italiani più amati e seguiti (Carlotto, Lucarelli, Fois, Macchiavelli, Scerbanenco ecc...) Una sequenza mozzafiato di storie rigorosamente ispirate ad armi bianche e oggetti taglienti di ogni tipo, racconti con cui gli autori hanno partecipato alle edizioni passate del prestigioso premio Lama e Trama.”

Pop2 pubblicherà libri di più generi, tant’è vero che per aprire le danze si affida a un romanzo che l’autore stesso ha piacere di definire di science fiction: La città nera.

Un romanzo di fantascienza pubblicato fuori dai canali editoriali più usuali per noi appassionati è una bella sorpresa. Abbiamo quindi pensato di fare quattro chiacchiere con chi lo ha scritto: Mauro Baldrati.

Chi è Mauro Baldrati?

È uno che nella vita ha fatto un po’ di cose: giornalista underground a Roma nei primi anni  ‘80, fotografo a Milano per oltre dieci anni, poi mille lavori e mille viaggi, alcuni a vuoto, altri pericolosi. Oggi è un funzionario del Settore Urbanistica del Comune di Bologna che scrive. E nella scrittura è probabile che attinga anche dal suo magazzino esistenziale.

Di cosa parla – in termini di corpo narrativo ma anche di anima” – La città nera?

Di un futuro che potrebbe essere il nostro, oppure che è già in fieri; in un mondo che nessuno di noi vorrebbe, dove la vita è una battaglia estrema per la sopravvivenza, un sergente di polizia cerca di fermare la realizzazione di un incubo: ha otto giorni trovare un killer internazionale arrivato clandestinamente a Roma nel 2106, del cui incarico non si nulla. E’ una lotta contro il tempo, contro le trappole di un sistema che ha mille facce, mille violenze. E’ un lungo viaggio nelle profondità oscure della città nera, nella sua anima abissale. Ma l’anima è anche la voglia di resistere, di non abbandonare la lotta, di non fermarsi.

Nutrendo un particolare affetto per la cosiddetta “narrativa di genere”,  nelle sue varie manifestazioni, mi ritrovo a volte in apparente contraddizione: se sono d’accordo con l’affermazione che un lavoro narrativo è valido al di là del genere a cui appartiene - e che quindi ha il diritto di riconoscersi nella grande famiglia della letteratura - è anche vero che mi infastidisco quando questa posizione diventa piuttosto un modo per sganciarsi dai rischi di vedersi affiliato a generi a tutt’oggi guardati con snobismo. Premesso un tanto, ti chiedo esplicitamente: La città nera, per il suo autore, può venir definito un romanzo di science fiction?

Rispondo con forza: ! Ho sempre letto fantascienza, fin da bambino, i fumetti di Flash Gordon, Nembo Kid, tutta la Marvel, poi ho scoperto i grandi americani, Delany, Zelazny, Heinlein, Asimov, Bradbury, Dick, e i film... non solo non trovo disdicevole appartenere al genere science fiction, ma sono felice di essere, per questo libro, un autore di fantascienza.

Si parla molto di contaminazione dei generi, e direi che anche nel tuo caso sia un’affermazione calzante. Ma se io aggiungessi che, del resto, la SF è per sua natura un genere “ad alta contaminazione”, tu come commenteresti?

Sono d’accordo, anche se a mio avviso è utile ragionare soprattutto su opere singole, cercando di non allargare troppo la generalizzazione. La science fiction è certamente elastica, perché ha al suo interno regole e tecniche di romanzo sociale, romanzo storico – alcuni romanzi ambientati nel passato sono in realtà opere di fantascienza, per esempio la trilogia Magdeburg di Altieri – thriller ecc.

Hai scelto Roma come scenario in quanto capitale, o anche per altre ragioni?

Volevo una capitale mondiale. All’inizio avevo pensato di ambientarlo a New York, o Parigi, ma Roma non ha paragoni nel mondo. È stratificata fino all’infinito, è la città più contaminata di stili della storia. Inoltre si prestava a meraviglia a sostenere l’opera di privatizzazione selvaggia che il regime porta avanti, smantellando il centro storico, rubando i monumenti, che vengono smontati e rimontati nelle ville dei gerarchi oppure venduti all’estero. Quale migliore scenario – una città contaminata di stili – per un romanzo che si fa contaminare dai generi?

Del sergente di Polizia Antonio Draghi, che ci dici?

Qui devo procedere con cautela. Potrebbe essere un alter ego, ma anche un assemblaggio di personaggi reali trasfigurati, come fanno i grandi ritrattisti in letteratura. Ritengo che sia un uomo di temperamento buono, coraggioso, un uomo del suo tempo, con una visione delle cose limitata, eppure il suo cuore, la sua umanità lo fanno avanzare a oltranza, e non si ferma davanti a nulla per portare a termine la sua missione. In un mondo corrotto, dove la menzogna è al potere, Antonio Draghi è un uomo di cui ci si può fidare. Sempre. E questa è una qualità importante, perché oggi abbiamo un grande bisogno di fiducia.

L’ipotesi che fa da sfondo è un futuro che temi in toto, oppure l’esasperazione in chiave narrativo/evasiva di alcune preoccupazioni? O “semplice” (virgolette d’obbligo, stante la professionalità che richiede) fiction?

William Gibson diceva che la fantascienza parla unicamente del presente. Certamente una delle tecniche consiste nell’individuare delle tendenze del presente e svilupparle, forzarle, per immaginare possibili scenari futuri che molto spesso le portano fino al punto di rottura. E questo si ottiene appunto con la fiction, che può risultare più credibile, e persino più profonda, di certe analisi sociologiche. Quindi nel mio caso la fiction non è semplice, ma pura letteratura materialista antisimbolica e antimetaforica, è creazione di realtà esplosa, racconto di follia e di violenza, che a mio avviso sono elementi per una reale battaglia letteraria moderna.

Quali sono i maggiori punti di forza di questo tuo romanzo?

Secondo me l’avventura, l’azione, una economia riuscita di descrizioni e storiografia non invasive, ma narrazione che si arricchisce con le intuizioni del lettore, con la sua forma di creatività interattiva col testo, una trama solida, e la sua “tenuta narrativa”.

Grazie Mauro. Un saluto ai lettori di Fantascienza.com?

Un saluto carissimo, e buon viaggio col sergente Draghi, un grande navigatore che vi accompagnerà e vi proteggerà per le strade perdute della città nera.

La quarta di copertina: È il 2106. Roma è una città deturpata e lugubre, tenuta in scacco dalla Guardia Pretoriana, braccio spietato e folle del regime che controlla la capitale. Il centro storico è stato demolito e rimontato nelle ville dei potenti, per fare posto a palazzi nuovi, occupati dai cosiddetti spettri, persone sfigurate dalla miseria e dalla fame. Il sergente Draghi ha l’incarico di fermare un pericoloso killer di cui non si sa nulla, setacciando anzitutto i covi della Resistenza. Se non riuscirà a trovarlo entro otto giorni, un devastante rastrellamento metterà a ferro e fuoco la città. L’indagine, però, gli rivelerà che le cose non stanno affatto come gli hanno raccontato…

L'autore: Mauro Baldrati è nato a Lugo di Romagna nel 1953. Per oltre dieci anni ha vissuto a Roma e a Milano, lavorando come giornalista e fotografo per varie riviste e agenzie. Suoi racconti sono usciti nelle antologie Attenzione, uscita operai (No Reply, 2007), Il magazzino delle alghe (Eumeswil, 2010) e su Delitti di carta, Segretissimo, Nazione Indiana, La poesia e lo spirito. Con altri autori ha pubblicato il saggio sulle aggregazioni giovanili La rivolta dello stile (Franco Angeli, 1983). Attualmente vive a Bologna.

Mauro Baldrati, La città nera. Perdisa Pop2. Pag. 318. Euro 18,50.