La ladra in maschera stringe i denti, mentre atterra malamente di schiena perdendo la presa sulla sua arma. In lei si fa strada un furore cieco, dovuto più alla perdita di secondi preziosi che al dolore della botta subita. Non può permettersi ora un duello leale. Il “dono” telepatico, che l’ha accompagnata fin da adolescente, monta dentro di lei con l’irruenza di uno tsunami. Le basta un solo istante di concentrazione, ed eccola tuffarsi nella cascata delle paure segrete della giovane monaca. D’un tratto, Sorella Jean si paralizza dal terrore. Può affrontare uomini, demoni, interi eserciti, ma non colui che le è appena comparso di fronte.Alain Delon!

Eccolo che la seduce con lo sguardo, che le sussurra meravigliose parole all’orecchio, che la invita a ballare nella scena finale de “Il Gattopardo”. Pronto a stringerla, baciarla e renderla donna. Riesce a sentire il profumo del suo dopobarba, la forza del suo abbraccio, le carezze delle sue mani forti sulla schiena nuda…

Noooooooooooooooo!!!!!!!!!!!

Sorella Jean lascia cadere la spada e prende ad artigliare l’aria nella speranza di strappar via quell’oscena immagine che le viene incontro. La donna-fantasma approfitta del vantaggio per scattare in piedi e usare un lembo del suo scialle come una lunga frusta, che si attorciglia attorno alle braccia e alla bocca della suora come un lungo pitone di stoffa, impedendole di urlare. Un solo strattone e la guerriera di Dio precipita al suolo, sconvolta e priva di sensi. Ma la ladra non fa in tempo a rallegrarsi della vittoria che qualcosa di infuocato le si riversa nel cranio come una colata di cera fusa.

Ferma!!

La minuscola Suor Lucia, o meglio la sua forma astrale, fluttua nell’aria ad un metro da lei, immobile e luminosa. Lo sguardo nascosto da occhiali scuri e le mani giunte in preghiera, proprio come certi monaci buddisti nei templi della dea Kano. Il suo volto severo, sofferente e smunto, ricorda la Anna Magnani di “Roma, città aperta”. Tutta la sua figura vibra come se avesse ingoiato un cavo dell’alta tensione.

Fermati e non procedere oltre…

La donna-fantasma sbuffa: ci mancava solo lo scontro mistico!

Per altri lunghi, preziosi, istanti le due avversarie si fissano. Le loro volontà si scontrano come due treni in corsa privi di guida. La ladra ha giunto le mani a pugno e comincia a recitare alcuni sutra imparati a memoria durante il suo apprendistato presso le sacerdotesse di Himiko, la suora sgrana un rosario recitando una sequela di scongiuri tratti dal libro di Papa Onorio. È una guerra di fedi assolute più che di menti. La donna-fantasma cade in ginocchio per lo sforzo. Suor Lucia china la testa da un lato, emette un richiamo lamentoso e svanisce.

Ora devo proprio andare, sussurra la ladra in maschera, proprio mentre un assordante sirena d’allarme risuona in tutto il complesso, e altre guardie svizzere armate fino ai denti accorrono da ambo i lati del corridoio.

Troppo tardi, soldatini.

La ladra rimane in posizione supina mentre aziona il dispositivo nell’anello. Gli atomi del suo corpo si scompongono. Il fantasma è definitivamente sparito.

 

…Two

Sono capitato nel Tardis…

Achille Diaz si guarda intorno sempre più incuriosito. Si è risvegliato da circa un quarto d’ora su un morbido giaciglio fatto di cuscini di raso rosso all’interno di una gabbia di vetro, appena più grande di un casotto da spiaggia, e alquanto antiproiettile. Il suo elegantissimo smoking è decisamente malmesso, come se ci avesse dormito dentro tutta la notte. Per un breve istante la sua mente corre ad un programma di fantascienza che ha intravisto una volta alla BBC, durante un “viaggio d’affari” a Londra: il protagonista era uno strano tizio che viaggiava nel tempo a bordo di una cabina telefonica. Ad eccezione di un fascio di luce diretta verso la gabbia, il resto dell’ambiente è avvolto nella penombra. Guarda l’ora. Almeno non gli hanno sottratto il rolex da tasca regalatogli da sua figlia al suo ultimo compleanno. Solo che si è fermato – Grrrrr! – e non ha idea di quanto sia trascorso dall’ultimo ricordo vivido presente nella sua memoria affaticata. Troppo affaticata. Normalmente non gli è così difficile pensare, elaborare. Sta respirando qualcosa che non va, invisibile e inodore, che rallenta il suo “flusso di coscienza”…