Un primato ce l’ha già: il più giovane di tutti. Perché non è facile farsi spazio in un ruolo che è già stato interpretato da dieci attori diversi, ognuno dei quali ha saputo conquistare il suo spazio nel cuore degli appassionati di Doctor Who. Lui è l’undicesimo e, se i conti sono giusti, a meno di (probabili) colpi di scena, il terzultimo: perché il Dottore non può reincarnarsi più di 12 volte. Un po’ più dei gatti, certo; ma, per quanto alieno, non è ancora Dio.

Matt Smith di anni ne ha 27, è nato nell’ottobre 1982 e non doveva nemmeno presentarsi al provino per quel ruolo. Almeno non nelle intenzioni del produttore e sceneggiatore Steven Moffat, che cercava persone tra i trenta e i quaranta. Poi, come egli stesso ha raccontato, l’ingresso di Matt Smith dalla porta dello studio è stato un autentico fulmine a ciel sereno. Ma torniamo indietro di diversi anni, a bordo del TARDIS, per capire com’è stato possibile tutto ciò.

Smith è un giovane aspirante calciatore, passa in tre diverse squadre e ha una carriera davanti. Un serio infortunio, come capita a molti, mette fine a suoi sogni giovanili. Davanti a sé vede aprirsi una nuova carriera che inizia nel 2003 quando veste i non facili panni di Thomas Becket in Assassinio nella cattedrale e, l’anno successivo, quelli di Basoon in Il maestro e Margherita per il National Youth Theatre di Londra. Le sue straordinarie performance gli garantiscono un rapido successo, prima nel teatro – dove calca le scene dei più importanti teatri londinesi ottenendo un unanime consenso di pubblico e critica – e poi nella televisione. Sul piccolo schermo sbarca nel 2006 in un adattamento del romanzo di Philip Pullman, Il rubino di fumo, nelle vesti di Jim Taylor, che tornerà a indossare l’anno successivo quando la BBC manderà in onda il seguito, L’ombra del nord. Sempre nel 2007 entra nel Parlamento inglese, ma solo in TV, nella miniserie Party Animals. A dispetto di un buon successo di critica, gli scarsi ascolti portano alla chiusura della serie dopo la prima stagione. Matt Smith ritorna nel 2009 in una miniserie in tre puntate, Moses Jones, ma nel frattempo decide di partecipare al casting più ambito del Regno Unito: quello per Doctor Who.

“Mi ero ridotto a camminare per Londra ascoltando Sinatra sul mio iPod”, racconta Smith. Fu la madre a convincerlo a mettersi in gioco sul serio, e il suo agente raccolse la sfida e decise di presentarlo alle selezioni per il ruolo del Dottore. All’estero, Smith viene raggiunto dalla notizia annunciata dalla BBC e il suo telefono letteralmente “impazzisce”: tutta l’Inghilterra che conosce ora lo cerca. È destinato infatti a entrare nella leggenda della televisione di Sua Maestà. Ma non si fa prendere dal panico: “Queste cose hanno il solo scopo di intimidirti se consenti loro di farlo”, sostiene quando gli viene ricordato che sulle sue spalle gravano un’eredita di cinquant’anni e gli occhi di milioni di fan in tutto il mondo. “È un po’ come entrare nel Manchester United”, scherza ricordando le sue vecchie aspirazioni. A ogni modo il suo primo giorno di riprese, su una spiaggia sferzata dalla pioggia e dal vento, non è dei migliori: gli attori e i cameraman devono lottare contro la marea che avanza e le riprese possono procedere solo fino alle tre del pomeriggio. Come se non bastasse, dozzine di paparazzi seguono Smith anche durante le pause per andare in bagno. “Ho imparato ora che questo è la norma per Doctor Who!”.

Matt Smith si trova bene nei panni dell’undicesimo dottore. “È sempre la stessa persona, ma penso che il mio Dottore sia un po’ più sconsiderato; è uno che va in cerca di emozioni ed è dipendente dai viaggi nel tempo”.

Steven Moffat ha dovuto naturalmente modificare un po’ la parte del suo Dottore affinché Smith potesse aggiungerci un po’ del suo. Non riuscendo a trovare, per il nuovo giovane Dottore, l’abbigliamento più adatto, e dopo aver scartato diverse opzioni, Moffat si fa convincere un giorno dall’eccentrico accostamento con cui Smith entra negli studios: un paio di bretelle e una giacca di tweed, a cui aggiunge un cravattino a farfalla. Nasceva così l’undicesimo Dottore.