Cosa può significare vivere una vita dedicando una buona porzione del proprio (poco) tempo disponibile alla fantascienza, viverla in questo modo a partire dai primi anni ’50? Sono solo “rose e fiori”, è una serie di felici e sognanti immersioni nei futuribili mondi del possibile? Tutt’altro!

È questo il tema che Vittorio Catani si propone di trattare e raccontare sabato 5 dicembre, alle 18,30, presso L’Eccezione - Cultura e Spettacolo di Puglia Teatro (in via Indipendenza n. 75, Bari), nell’ambito del ciclo di incontri “Vivere contro: R.A.C. - Ridotte Attitudini Conformistiche”. Catani narra, tra il serio e il grottesco, la storia della grande scoperta (Urania) nel 1952 - appena dodicenne - e le peripezie, gli ostacoli, spesso lo scherno se non l’insulto, che lo hanno accompagnato da sempre nel  difendere la validità e un legittimo status della narrativa di fantascienza. Ciò, a partire da anni in cui parlare seriamente di “viaggio alla Luna” faceva sghignazzare l’interlocutore, per non dire dei viaggi nel tempo - incomprensibile roba da ricovero in manicomio - giù fino ai tempi nostri, che solo in apparenza hanno sdoganato (come si usa dire) la science fiction. Persiste infatti - specie verso la “narrativa”, molto meno per il cinema, praticamente nulla per il fumetto, tutto ok per i videogame - una prevenzione presuntuosa, spesso stizzosa. Un atteggiamento trasversale che non distingue tra persone acculturate o meno, dipendente in genere da errate convinzioni circa l’argomento. Quasi sempre i detrattori non hanno letto libri di fantascienza o ne hanno letto uno, scegliendo a caso e quindi male.

Condurrà l’“incontro” Eugenio Ragone, che leggerà anche brani dal nuovo Urania Speciale di Catani Il quinto principio.