Cabeus, Polo Sud, Luna: nei venti metri di diametro del cratere d'impatto creato alla sonda LCROSS, e nel raggio di altri ottanta, sono stati localizzati cento chilogrammi di ghiaccio. Già la sonda indiana Chandrayaan, equipaggiata con attrezzatura NASA, aveva testimoniato la presenza di acqua, ma si trattava di quantità minime, e non è ancora stato possibile sapere in quale modo l'acqua sia legata al suolo, alla polvere lunare, né se quest'acqua stia migrando verso il giacimento del polo sud o se le vene siano in relazione tra loro.

Questi cento chili trovati in un unico piccolo cratere, sono invece una "quantità significante" per il futuro delle missioni lunari, secondo l'opinione di Anthony Colaprete del progetto LCROSS e di Michael Wargo, capo degli scienziati che presso la NASA si occupano

dello studio del nostro satellite: l'acqua è fonte di idrogeno e

ossigeno, combustibili che potranno servire per muoversi sul suolo

lunare e per ritornare sulla terra; l'acqua potrebbe essere utilizzata

come scudo anti radiazioni se pompata nel tetto di una costruzione;

inoltre, una volta purificata, sarà acqua potabile.

La nuova scoperta, la quale si suppone attirerà l'interesse pubblico

per gli "affari lunari", arriva nel momento in cui l'amministrazione

Obama si appresta a decidere se proseguire con il progetto della NASA

di inviare astronauti sulla luna entro il 2020. Acqua in sufficiente

quantità potrebbe garantire la possibilità di una base dalla quale

partire per l'esplorazione del "Sasso", e non c'è dubbio che questo

fatto sarà preso in considerazione. È opinione di Jack Burns del

centro di Astrofisica del Colorado che l'esplorazione umana dello

spazio dei prossimi trent'anni dovrà concentrarsi sulla Luna.

Il sogno di una base lunare stabile è ancora lontano: mentre le

tecniche minerarie adatte a situazioni estreme sono da tempo in corso

di sperimentazione presso un vulcano delle isole Hawaii, il maggior

problema che abbiamo nella previsione di una base lunare consiste nel

trattamento dei materiali, compresi i costituenti delle tute spaziali, in modo che risultino resistenti e durevoli alle temperature e alla polvere lunare. Gli esperimenti continuano.

La possibilità di trovare ghiacchio nelle profondità dei crateri del

polo sud fu suggerita per la prima volta nel 1961 dagli scienziati

Watson, Murray e Brown, mentre per i lettori di fantascienza le minere

lunari divennerò "realtà" nel romanzo La luna è una severa

maestra di Robert Heinlein (1966).