Ghost in the Shell di Masamune Shirow è considerato, insieme ad Akira di Katsuhiro Otomo, una delle vette del cyberpunk giapponese. Lo sa bene Steven Spielberg, che ne è un estimatore a tal punto da aver spronato la DreamWorks nella gara con Sony e Universal per l’acquisizione dei diritti sul manga, ottenuti nell’aprile 2008.

L’intenzione dello studio cinematografico è di realizzare un thriller con attori in carne e ossa girato con tecniche 3D. Il progetto sembra prendere definitivamente quota in questi giorni, con l’arrivo della sceneggiatrice Laeta Kalogridis. La scrittrice avrà il compito non facile di adattare un fumetto complesso e legato alla sensibilità orientale, ma è una veterana: ha già collaborato all’adattamento in inglese del film fantasy I Guardiani della notte, alla sceneggiatura di Alexander di Oliver Stone e al pilot della serie remake Bionic Woman. Inoltre è attualmente al lavoro su un altro adattamento da manga, Battle Angel Alita, il film che James Cameron ha in cantiere da tempo - in parallelo ad Avatar – e continuamente posticipato in attesa della tecnologia adatta a girarlo secondo i suoi canoni.

Ghost in the Shell è ambientato in un futuro distopico, delineato con i tratti caratteristici del cyberpunk: una tecnologia avanzatissima e pervasiva, potenti corporation, criminalità dilagante e un’umanità mescolata, fusa e confusa con le macchine e le intelligenze artificiali.

Le vicende narrate sono quelle di Motoko Kusanagi, un cyborg membro di una squadra speciale di polizia in lotta con terrorismo e cybercrimine, che si troverà ad affrontare pericoli esterni e dilemmi interiori, spirito ‘umano’ in crisi d’identità racchiuso in un guscio corazzato.

La produzione DreamWorks non è il primo adattamento del fumetto per il grande schermo. Dal manga, pubblicato in Giappone a fine anni ’80, sono già stati tratti una serie animata (Ghost in the Shell: Stand Alone Complex) e soprattutto due lungometraggi d’animazione diretti dal regista nipponico Mamoru Oshii.

Il Ghost in the Shell di Oshii, uscito nel 1995 e presentato alla Mostra del Cinema di Venezia l'anno successivo, ebbe grande risonanza internazionale e fu uno dei primi anime a varcare in occidente i confini della nicchia degli appassionati, tanto da influenzare in seguito anche produzioni anglosassoni come Matrix. Proprio questo anime, noto per il forte impatto visivo, le atmosfere oniriche e l'avvicendarsi di curate scene d'azione con momenti di speculazione filosofica, è oggi considerato un classico del genere e sarà il termine di paragone con cui dovrà confrontarsi la major americana.

Sarà interessante scoprire in quale modo Hollywood tornerà a esplorare il tema di un futuribile confine sottile tra uomo e macchina. Per ora una certezza: il maggiore Kusanagi avrà, paradossalmente, un guscio fatto di carne e sangue.