"Questa sera vi mostreremo otto modi per uccidere un uomo senza fare rumore." E' l'inizio folgorante di Forever War di Joe Haldeman (Guerra eterna in Italia), romanzo su cui ha messo le mani Ridley Scott per una versione cinematografica. La notizia non è nuova, se non fosse che il progetto ha preso in questi ultimi giorni una piega inaspettata.

Pare infatti che il regista inglese, in una recente convention dedicata a Blade Runner, si sia lasciato andare a qualche confidenza: "C'è un buon sceneggiatore al lavoro, ma ho visto recentemente il lavoro di James Cameron e ho capito subito che anch'io voglio abbracciare la tecnologia 3D per Forever War. Sarà fenomenale".

Il riferimento è con ogni probabilità ad Avatar, lungometraggio in uscita a fine anno, il quale è in fase di post-produzione da mesi ed è stato girato in parte con nuove telecamere equipaggiate col tecnologia 3D. Un film che si annuncia un tripudio di effetti speciali, il cui budget - secondo varie voci su internet - ha già sforato abbondantemente i duecento milioni di dollari e si avvia a diventare il film più caro della storia.

Scott avrà altrettante risorse? E' presto dirlo (anche se tutti vorrebbero

Joe Haldeman
Joe Haldeman
sapere subito chi mai possa essere il "buon sceneggiatore"). Di certo le attese sul progetto sono già alte: Forever War, oltre a essersi portato a casa i premi Hugo e Nebula nel 1976 (due anni dopo la sua uscita) è, insieme a Fanteria dello spazio di Robert Heinlein, uno dei capisaldi della fantascienza militare, se così si può definire il genere. Il primo è però agli antipodi del secondo, soprattutto per la sua vena anti-militare. Si tratta di una grande metafora sulla guerra del Vietnam, vissuta in prima persona da Haldeman e trasposta in un universo di finzione futuristico in cui l'esperienza di combattimento e la sensazione di estraniamento nel momento del ritorno alla normalità (cos'è normale dopo aver visto la morte in faccia?) sono così vividamente descritti che la lettura crea dipendenza fin dalle prime pagine.