Spiazzante. Una sola parola viene alla mente dopo aver terminato la lettura del romanzo di Dario Tonani. O dei due romanzi brevi, che sono accumunati dall'ambientazione nonché dal protagonista, che in verità appare più come un testimone della trasformazione del suo universo narrativo che come un protagonista canonico, l'anti eroe Gregorius Moffa. Ma è solo l'ultimo di una serie di aggettivi evocati dalla lettura. Il  primo romanzo breve, che dà il titolo al volume, è sicuramente più disturbante. All'apparenza meno compatto stilisticamente, e probabilmente più impegnativo alla lettura del secondo, Picta Muore.

La scelta di presentare due romanzi brevi in ordine cronologicamente inverso, si può spiegare solo con la necessità di presentarsi subito con un universo più conflittuale, calando il lettore nel pieno dell'”azione”, mostrando subito un universo narrativo al suo culmine, in un momento di grande trasformazione.

L'agoverso, questa sorta di network virtuale basato sull'immediata propagazione di pensieri, sentimenti, sensazioni, con l'intermediazione di aghi sottocutanei e l'amplificazione di antenne satellitari, esasperando e superando con ferocia il concetto di empatia, è giustamente da sottofondo a vicende di una umanità persa e senza recupero. E' curioso quindi tornare indietro, nel successivo romanzo, e vedere da quali avvenimenti tutto questo in qualche modo sia originato. Non è possibile andare oltre nei dettagli, le sfaccettature del testo non devono esservi rivelate, pena la perdita della vostra verginità di lettori. Bisogna accostarsi a questo testo con il cervello ben sgombro, con i sensi ben desti. Il flusso di informazioni rischia di sovraccaricarvi.

Sappiate solo che lo sfondo non è pretestuoso. Tante trovate narrative, come i proiettili a ricerca satellitare, sono plausibili proprio perché inserite nel contesto dell'agoverso.

Per fortuna Tonani non è solo scrittore capace di spiazzare, ma anche di intrattenere con una buona scrittura. Uno scrittore meno dotato non sarebbe riuscito nell'impresa. Troppe volte una cattiva scrittura affossa le buone idee. Tranquilli, non è questo il caso.

Una componente fondamentale della visione di Tonani, è che non si lancia in analisi sociologiche. L'universo narrativo è colto in un preciso momento della sua evoluzione. Non c'è nel romanzo una indagine sul come sia arrivato a quel punto, ne su come si evolverà in termini macroscopici. Quello che importa è come i singoli personaggi vivranno in questo universo. Le reazioni dei singoli non della società. Non troverete quindi didascalico moralismo nei due romanzi, o la proposta di una soluzione dei mali della società.

Azione pura quindi. Nuda e cruda se volete. Ma senza fronzoli.

Giova ai due romanzi il respiro breve. Difficile, anzi impossibile sarebbe stato fare di due romanzi uno solo. Se mai lo scrittore avesse avuto questa idea, ma crediamo di no, sarebbe stata pessima. Invece i due romanzi si giovano della loro brevità, riuscendo a non disperdere le idee in pagine ridondanti. In definitiva una prova convincente di uno scrittore che sta entrando sicuramente in una fase matura, che gli auguriamo sia ancora più feconda di questa già convincente prova.

Menzione speciale alla bellissima copertina di Franco Brambilla. Artista anch'egli ormai maturo che, in questo caso, lavorando di concerto con l'autore e con il curatore della collana Urania, Giuseppe Lippi, ha realizzato un'immagine che riesce a ben sintetizzare il contenuto dell'opera, diventando essa stessa parte della narrazione.