Dopo che questa estate ci aveva intrattenuto con Dr Horrible’s Sing Along Blog, Joss Whedon ritorna in televisione con la sua nuova creatura, Dollhouse.  Le “dolls” sono un gruppo di persone a cui è stata cancellata la propria personalità e che attraverso un sofisticato sistema di riprogrammazione possono essere impiantate con nuovi ricordi, abilità e personalità in grado di poter far loro svolgere i più svariati compiti o incarichi al servizio di una fantomatica organizzazione mercenaria. Gli incarichi svolti vanno dalle sofisticate fantasie sessuali, ai crimini, alla risoluzione di problemi specifici a seconda delle necessità del richiedente, come ad esempio in questo primo episodio dove a una “doll” viene impiantata la personalità di un esperto mediatore per il caso di un rapimento di un minore.  Nel periodo che intercorre tra un incarico e l’altro le “dolls” hanno la personalità cancellata e vivono come dei gusci vuoti in attesa dell’incarico successivo, in una sorta di limbo-oblio tecnologico.

La protagonista è Echo, interpretata dalla ben nota attrice americana Eliza Dushku (Buffy, Angel, Tru Calling) che interpreta il ruolo di una “doll” che improvvisamente comincia ad acquisire coscienza di sé.

A questo punto in molti avranno un dejà-vu, perché le similitudini con un altro serial molto recente, My Own Worst Enemy, sono più che palesi, e anche chi vi scrive nutriva a priori delle forti perplessità riguardo all’originalità di questa serie. 

Ma c’è un fattore di profonda diversità che emerge dopo pochi minuti nella visione: è il fattore Whedon, uno sceneggiatore che è in grado di fornire un tocco personale, una vera impronta di originalità in tutto quello che fa.  Whedon però non ha mai brillato negli esordi o nei pilot, possiamo infatti paragonarlo a un maratoneta che emerge alla distanza e Dollhouse non rappresenta certo un’eccezione. 

La genesi di questo telefilm infatti è stata molto travagliata, Whedon ha dovuto rigirare completamente la prima versione del pilot in accordo con la Fox, e questo è sicuramente indice che il progetto è stato cambiato in corsa a più riprese, rendendo palpabile pure nel risultato finale di questa prima puntata quella che è decisamente una sorta di ansia da prestazione. 

Un’ansia più che comprensibile in quanto la ferita di Firefly brucia ancora nei cuori dei fan e dello stesso Whedon, è logico infatti pensare che ripristinare un rapporto professionale proprio con la stessa rete televisiva che aveva ucciso il proprio “capolavoro”, e che non brilla certo per lungimiranza e pazienza, non deve certo essere stata una cosa facile per Joss.  Nonostante questo la puntata, dopo un avvio un po’ blando e intorpidito, decolla prepotentemente.  Il ritmo e la tensione narrativa si sviluppano decisamente bene e man mano che la storia si evolve Dollhouse riesce a catturare con forza l’attenzione dello spettatore.

L'inossidabile coppia Joss Whedon e Eliza Dushku
L'inossidabile coppia Joss Whedon e Eliza Dushku

A mio avviso l’unico vero tallone d’Achille di questa produzione è proprio nella protagonista Echo-Eliza Dushku. Un telefilm infatti che prevede repentini cambi di personalità e conseguentemente di recitazione è un’idea sicuramente intrigante, ma rappresenta un alto grado di difficoltà per qualunque attore e necessita della presenza di un grande interprete dotato di una enorme versatilità in grado di dare spessore e credibilità alla recitazione. Invece la scelta della Dushku rischia di essere fallimentare in quanto la bella attrice, sebbene abbia delle potenzialità in determinati ruoli, non è sicuramente la grande attrice versatile e completa di cui forse questo telefilm avrebbe disperatamente bisogno per funzionare in maniera efficace, e questo alla fine può risultare un peso che rischia di appiattire l’intero complesso narrativo.

I dati di ascolto rilevati in questa prima puntata purtroppo non sono esaltanti, 4.73 milioni di telespettatori non sono sicuramente un risultato pienamente soddisfacente nemmeno per il venerdì televisivo americano, che è tradizionalmente una delle serate più difficili,  e se vogliamo compiere un raffronto scaramantico ci troviamo di fronte allo stesso autore, alla stessa rete e si tratta più o meno degli stessi numeri ottenuti a suo tempo con Firefly, cancellato dopo una manciata di episodi.  Speriamo che almeno questa volta l’epilogo sia differente.

Buona fortuna Joss.