Criminali e investigatori non-umani

Oltre alle menti umane trasferite su un supporto artificiale, nella fantascienza esistono

Dario Tonani (a destra) con Richard K. Morgan alla Deepcon di Fiuggi
Dario Tonani (a destra) con Richard K. Morgan alla Deepcon di Fiuggi
anche le intelligenze artificiali. Saranno portate verso il delitto? La tendenza di molti autori è quella di attribuire a computer e robot un’assenza di passioni che toglie loro qualunque motivazione criminale, e ne fa invece dei perfetti investigatori. Lo sapeva già Isaac Asimov, che in Abissi d’acciaio fa accompagnare il suo umanissimo investigatore Elijah Bailey dall’imperturbabile robot R. Daneel Olivaw. Del resto i robot asimoviani, grazie alla famosa Prima Legge della robotica, sono costituzionalmente incapaci di danneggiare gli esseri umani. La coppia investigatore-macchina viene riproposta anche in Le radici del male di Maurice Dantec, il cui protagonista non si separa mai da un computer intelligente, al quale ha insegnato a ragionare come il serial killer cui sta dando la caccia: un “profiler” digitale.Robot e computer sembrano in generale portati a un atteggiamento paternalisticamente benigno verso gli esseri umani. Nei robot creati da Asimov tale benevolenza è, come abbiamo visto, obbligata. Ma possiamo citare anche Ratchet, personaggio di Ricambi di Michael Marshall Smith, un robot-soldato che si ribella alla sua programmazione per pietà verso le vittime di un crimine. Oppure l’hotel Hendrix, l’albergo senziente che, per pura simpatia, assiste il detective Kovacs nel dipanare la matassa di Bay City.Ci sono comunque considerevoli eccezioni, come l’intelligenza artificiale di La madre di Dio di David Ambrose, che appena creata concepisce un piano per uccidere i suoi creatori e liberarsi del controllo dell’uomo su di sé. Mentre Neuromante e Invernomuto, le due supreme intelligenze artificiali che muovono le fila di ogni complotto di Neuromante, hanno più che altro motivazioni e desideri che nessun umano può comprendere appieno.

Se dalle intelligenze artificiali passiamo al campo degli alieni, il discorso cambia: la fantascienza li ha rappresentati più come avversari guerreschi che come criminali. Sicuramente, comunque, i loro crimini e le loro leggi possono essere molto diversi dai nostri. Lo dimostra il divertentissimo racconto Il doppio criminale di William Tenn, in cui un alieno ameboide, ricercato dalla polizia e rifugiatosi sulla terra, tenta di vendere foto “pornografiche” di alieni che si scindono, riuscendo a interessare solo un professore di biologia. Vistosi scoperto, il criminale crea anche un interessante problema legale, scindendosi in due parti che si dichiarano entrambe “figlie” dell’ameboide originale, e dunque perfettamente innocenti.

Non possiamo concludere questa panoramica sui criminali non-umani senza citare quello che probabilmente è l’antagonista più strano mai incontrato da un detective: quello creato da Jonathan Lethem, che in Concerto per archi e canguro manda contro al suo investigatore un canguro geneticamente modificato, intelligente e armato di pistola!

L’Italia “nera” del futuro

Anche guardando all’Italia, soprattutto in tempi recenti, la fantascienza si è profondamente ibridata con il noir. Per esempio i due ultimi Urania di autore italiano usciti, per esempio, appartengono ambedue in pieno a questo genere. Infect@ di Dario Tonani costruisce una Milano “nera” invasa da cartoni animati, sottoprodotto di una droga che dà corpo alle allucinazioni di chi la consuma, e che viene diffusa attraverso dischi ottici e assunta guardando schermi TV. Giovanni De Matteo, invece, ambienta a il suo Sezione π2 in una Napoli dominata dalla criminalità, in cui gli investigatori indagano assumendo su di sé i ricordi delle vittime dei delitti.