È stato il primo 007 biondo, ma nonostante questa differenza fisica marcata rispetto al personaggio creato dallo scrittore Ian Fleming anche quello di maggior successo con la sua prima avventura cinematografica Casino Royale che ha incassato seicento milioni di dollari, più di ogni altro film della serie di pellicole che nel 2012 raggiungerà il mezzo secolo di vita. E dire che i fans non avevano reagito troppo bene al suo nome. Un sito Internet molto popolare chiamato in inglese "Daniel Craig non è James Bond" insinuava che lui non sapesse nemmeno guidare. Oggi che Casino Royale è diventato il quarantesimo più alto incasso della storia del cinema, Daniel Craig si è preso la sua rivincita che, però ammette: “Quando mi hanno offerto la parte me la sono fatta sotto dalla paura!” ricorda Craig “Quando mi hanno chiamato per dirmi che mi avevano scelto ho detto solo: ho bisogno di bere" Cosa? "Martini, per restare fedele al nuovo ruolo che dovevo interpretare."

Cosa ha pensato in quel momento?

Che mi trovavo davanti ad una grande sfida professionale e personale. La vita è fatta di sfide e il personaggio di 007 è una delle principali che può incontrare un attore nella sua carriera. James Bond è un'icona nella storia del cinema. Queste cose non succedono spesso, quindi perché no? James Bond è un personaggio straordinario e particolarmente interessante di cui amo tutto: i vestiti, i gadgets, i papillions, la licenza di uccidere, il lato oscuro, il bere vodka martini agitato e non mescolato. Un cocktail che - a lungo - da solo, ammazzerebbe qualsiasi persona normale. L'importante per noi era presentare un Bond che reagisce in maniera insolita al mondo in cui si trova a vivere e lavorare. Ne è ferito e commette degli errori. Ci interessava mostrare un aspetto più complicato e interessante della sua personalità che non fosse mai stato esplorato prima cinematograficamente. Questo è quello che mi interessava più della sfida di interpretare James Bond e - più in generale - qualsiasi personaggio. Ovvero renderlo interessante agli occhi del pubblico. L'importante era mostrare l'aspetto umano di Bond.

Quando lei è stato scelto come 007 non tutti i fans hanno reagito bene. Come l'ha presa?

E' stato molto spiacevole. Per un paio di giorni mi sono sentito molto male. Non potevo rispondere. Cosa dovevo dire? Che sapevo guidare una macchina con le marce, che sapevo nuotare? Non ci poteva essere alcuna risposta e dopo una settimana in cui ero molto giù, mi sono detto: "Chissenefrega. Vado avanti per la mia strada." Ho preferito concentrarmi sulla lavorazione del film e ho vinto la mia scommessa.

In compenso lei ha vissuto gli ultimi due anni della sua carriera da Superstar e adesso è tornato al cinema come Bond in Quantum of Solace. Che cosa è cambiato?

Sono meno terrorizzato. Quello che le persone scambiavano per entusiasmo era paura pura. Sapevo che accettando di interpretare una saga tanto conosciuta sarei diventato molto famoso. Era parte di quello che mi veniva proposto, ovviamente. Mi sono chiesto se lo volevo davvero. Se davvero ne avevo bisogno? In questo senso, ma non solo in questo interpretare una saga come quella di James Bond è parte di una sfida più ampia, di una grandissima prova che mi andava di affrontare. Anche la perdita della privacy fa parte di tutto questo. L'importante è imparare a rendersene conto e a farci l'abitudine.

Come?

Faticando come un matto. Ho lavorato duro per proteggere la mia vita privata e condurre un’esistenza il più ‘normale’ possibile. E’ stato difficile, ma la mia famiglia e i miei amici restano la cosa più importante al mondo per me. Ho l’obbligo di proteggerli da tutto. La mia carriera e la mia vita sono due mondi separati. Oggi ho delle nuove opportunità per vivere entrambi in maniera diversa. Odio suonare falso quando dico – umilmente – che voglio vivere una vita normale, ma le cose stanno esattamente così.