Sarebbe complicato parlare di fantascienza e rock progressivo senza introdurre una definizione del rock progressivo stesso, così come lo sarebbe darne una definizione in poche righe.

Ci riferiamo, in ogni caso, solo a quella branca del genere fiorita a cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta, in particolar modo in Inghilterra, all’interno della controcultura hippie, derivata dal movimento psichedelico. Stiamo parlando, dunque, di gruppi come Yes, Emerson, Lake & Palmer, Genesis, Pink Floyd, King Crimson, Gentle Giant, Jethro Tull, Renaisssance e di tutti quegli artisti che hanno cercato di raggiungere l’orchestrazione della musica colta tramite la strumentazione rock convenzionale; che hanno “esplorato” il suono, con una particolare attenzione alle tastiere e ai peculiari passaggi da sezioni acustiche a sezioni elettriche.

Come materiale tematico abbiamo l’uso di riffs (brevi idee musicali ripetute) e sviluppi di reminiscenze classiche. Come ritmo e metro il frequente uso della sincope, ritmi complessi, scarso uso del 4/4. E ancora: minor rilevanza di brani su giri armonici standard e conseguente minor impiego di semplici triadi. Brani lunghi, concept album, lunghe sezioni strumentali, suite multisezionate e, dunque, minor rilievo del cantante solista; virtuosismo e arrangiamenti vocali corali.

Insomma, una musica rivolta alla mente e non al corpo.

La tendenza del rock progressivo a presentarsi sotto forma di concept album, determina anche la scelta di riportare sulle copertine i testi dell’intero disco, per la prima volta nella storia del rock. In precedenza era avvenuto che solo le immagini del gruppo o, al massimo, il testo del brano più significativo, venissero riportati sul supporto cartaceo che accompagnava il disco.

L’ovvia considerazione legata al concept album è che un "discorso" musicale strutturato in forma di poema, o comunque di narrazione, trova nel testo verbale un elemento essenziale quanto la musica stessa, sia per la logica consequenzialità del narrato che per l’interesse dei temi esposti. E comunque, anche se non sempre un album di rock progressivo è un concept album, i testi sono densi di riferimenti storici, letterari, politici e religiosi, espressi generalmente in forma oscura o metaforica.

Varrà la pena a questo punto ricordare come il rock progressivo sia nato nell’ambito della controcultura e, di conseguenza, si sia rivestito di tutte le implicazioni socioculturali associate a questo movimento: in primo luogo la critica all’impoverimento della società occidentale causata dallo sviluppo tecnologico e il vagheggiamento di utopie spesso collegate alla cultura asiatica.

I testi a cui i parolieri fanno riferimento derivano dalla mitologia, dalla letteratura favolistica, dalla fantascienza e dai testi sacri del passato. Attraverso immagini mitologiche o fantascientifiche si rappresenta una fuga dalla realtà che vuole essere anche un’energica protesta: l’ambientazione fiabesca simboleggia l’utopia, l’immaginario fantascientifico l’oppressiva e burocratica cultura occidentale contemporanea, il disumanizzante progresso tecnologico capace di distruggere la vagheggiata società ideale. Si propongono dunque modelli di società o la loro controparte negativa.

L’uso diffuso di allucinogeni, poi, è un elemento fondamentale nella formazione di uno stile poetico surrealistico o metafisico. I Pink Floyd, per esempio, usano immagini surrealistiche in modo più moderato o comunque chiaramente metaforico, per cui il significato difficilmente rimane aperto; come Emerson Lake & Palmer, e a differenza di Yes e Genesis (più rivolti all’utopia), preferiscono rivolgersi alla fantascienza.