Tra poco si festeggeranno i 200 anni della nascita del naturalista e scienziato Charles Darwin (1809-1882), il primo (anche se contemporaneamente a Wallace) ad aver formulato in maniera scientifica la teoria dell’evoluzione delle specie biologiche in seguito a mutazioni casuali e alla successiva selezione naturale.

Una delle conseguenze più note fin dalla pubblicazione della teoria, in L’origine della specie nel 1859, era l’ipotesi di un antenato comune di tutti i primati, uomo compreso, cosa che andava a contrastare con le Sacre Scritture, impostate sulla fissità delle specie dal momento della creazione. Molti ambienti scientifici e non scientifici dell’era vittoriana, a partire dalla Chiesa Anglicana, reagirono in maniera molto netta alla teoria, criticandola, discutendola o ridicolizzandola (mettendo alla berlina il concetto che l’uomo discende dalla scimmia) e, ovviamente, tacciando di eresia l’evoluzione e i suoi sostenitori.

La teoria dell’evoluzione si è però imposta, trasformandosi con il procedere degli studi e delle scoperte scientifiche, mantenendo il concetto originale. Nel frattempo gli oppositori sono rimasti, in particolare legati al creazionismo e assumendo di volta in volta sfumature differenti anche a seconda degli appoggi e delle opportunità politiche.

A due secoli di distanza, però, forse anche per indebolire le posizioni creazioniste al suo interno (difficili da sostenere se confrontate alla realtà scientifica), la Chiesa d’Inghilterra ha deciso di porre pubblicamente le sue scuse, affermando di essersi comportata in maniera troppo difensiva ed emotiva nel considerare le idee di Darwin.

Le scuse, scritte dal Reverendo Malcolm Brown, direttore delle relazioni pubbliche, dicono che i cristiani, in risposta alla teoria della selezione naturale, ripeterono gli stessi errori che avevano portato a dubitare di Galileo e delle sue scoperte astronomiche.

Il testo, che tra l’altro ha la particolarità di essere diffuso in internet su di un sito apposito appartenente alla Chiesa Anglicana, recita all’inizio:

“Charles Darwin: a 200 anni dalla tua nascita, la Chiesa d’Inghilterra ti deve delle scuse per non averti capito e per aver incoraggiato altri a non capirti, con la sua prima reazione errata. Dal canto nostro, noi cerchiamo di mettere in pratica il concetto di ‘fede che ricerca la conoscenza’  [cit. di Sant’Anselmo d’Aosta/Sant’Anselmo di Canterbury] e speriamo che questo serva come ammenda”.

Poi prosegue affermando che la Chiesa, come tutte le istituzioni, può fare degli errori e che quando emergono delle idee nuove, che cambiano il modo di vedere il mondo, è facile vedere le idee più vecchie sotto attacco, e che è importante riconsiderare l’impatto di Darwin sul pensiero religioso ora come allora. Da segnalare che uno dei sostenitori di Darwin, che si trovò a discutere con le gerarchie ecclesiastiche, fu Thomas Huxley, nonno di Aldous Huxley, autore dell’utopico Brave New World (Il mondo nuovo).

Le risposte non si sono fatte attendere; Andrew Darwin, pronipote del naturalista ha dichiarato che delle scuse fatta dopo 126 anni dalla morte hanno scarsa importanza e servono più che altro a far sentire meglio chi le porge. Altri ambienti le hanno definite semplicemente ridicole.

Va detto che in Inghilterra le posizioni creazioniste sono molto attive. Insegnanti della Royal Society propongono di affiancare l’insegnamento del creazionismo a quello dell’evoluzione, mentre esponenti dei conservatori si sono lamentati di queste ultime scuse, che seguono quelle già fatte (evidentemente a malincuore) sul ruolo inglese nella tratta degli schiavi e nelle crociate.

Anche negli Stati Uniti, dove la candidata alla vicepresidenza repubblicana Sarah Palin appoggia il creazionismo, sono arrivate delle ovvie reazioni. Lo scrittore di fantascienza John Scalzi (recentemente candidato agli Hugo) ha commentato che “è meglio tardi che mai” e che è comunque un fatto positivo che una religione sia in grado di capire che le scoperte scientifiche che riguardano il mondo fisico non siano automaticamente una minaccia per la religione stessa, anche se resta il fatto che Darwin stesso, ormai, non è più in grado di commentare.

E in Italia, dove Giovanni Paolo II si è scusato proprio con Galileo? Si vedrà, anche se la comunità scientifica e i musei (quello di Storia Naturale di Milano in primis) si apprestano a celebrare il bicentenario.