Libertà di ricerca, sviluppo e accesso alle tecnologie

Il movimento transumanista ha ottenuto notevole attenzione da parte dei media, ma – come spesso accade in queste circostanze – molte delle notizie diffuse sul nostro conto sono incorrette, frutto di pregiudizi o di incomprensioni. Per esempio, ci è stata spesso rivolta l’accusa di elitarismo, ma chi ci conosce bene sa che tutto il nostro lavoro è diretto a beneficiare il più ampio numero possibile di esseri umani. Ecco perché riteniamo importante mettere nero su bianco il nostro programma o, se vogliamo, il nostro sogno. In particolare, ci preme sottolineare che l’accusa di elitarismo – l’idea dei transumanisti come di una sorta di loggia composta da membri selezionati tra i ricchi professionisti – è del tutto caricaturale. In realtà, il nostro movimento è aperto a tutti coloro che hanno a cuore la scienza, la tecnica, la salute, la longevità.

È vero che tra gli iscritti ci sono alcuni personaggi di spicco della cultura e dell’imprenditoria, ma in genere i nostri membri sono studenti, ricercatori e lavoratori con la passione per la tecnologia, la futurologia, la fantascienza. E proprio perché nel nostro movimento ci sono tanti cittadini comuni, il nostro principale obiettivo non può che essere l’appoggio a tutti coloro che lottano contro l’esclusione dalle tecnologie attuali e future, a livello sociale quanto a livello internazionale. L’impegno dei transumanisti è infatti volto a garantire ai cittadini il possesso delle conoscenze e delle tecnologie e può essere inquadrato su tre livelli d’intervento: libertà, sviluppo, accesso. Se lottare affinché siano destinate risorse umane e materiali alla scienza è un passo fondamentale, è altrettanto evidente che senza una reale libertà di ricerca scientifica, nonché rispetto delle norme minime dell’ethos scientifico, lo sforzo sarebbe vano. Le risorse sarebbero semplicemente sprecate. La priorità assoluta è dunque una battaglia antiproibizionista per ottenere la libertà di ricerca scientifica, nonché la libertà di evolvere, di mutare, di trasformare il proprio fenotipo e il proprio genotipo in prospettiva postumana. Libertà che, specialmente in Italia, trova fieri oppositori. A un secondo livello d’intervento si pone la questione dello sviluppo. Una volta ottenuta la libertà della scienza, si deve approntare un piano per dare impulso a una ricerca scientifica che, pur nella sua autonomia, non perda di vista la priorità di un miglioramento delle condizioni sociali e individuali, a partire da salute e longevità, fondamento di tutto il resto. In questo contesto l’Italia, piuttosto all’avanguardia nel campo della robotica, non finanzia abbastanza lo sviluppo del settore biotech, a partire dalla ricerca pura in biologia e gerontologia, fino alle applicazioni mediche di punta. È, d’altronde, evidente che un impegno in questa direzione non avrebbe senso senza una riforma della ricerca italiana in direzione di maggiore trasparenza, meritocrazia ed efficacia.

Ma non ci fermiamo certo qui. Non ci bastano la libertà formale e il sostegno economico alla ricerca, noi vogliamo anche la libertà sostanziale. Il che significa lottare per ottenere politiche solidali, affinché non sia solo il reddito a decidere chi ha l’opportunità concreta di potenziarsi, di rallentare l’invecchiamento, di allontanare la morte. Significa pretendere la distribuzione dei benefici della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica. Significa pretendere l’accesso libero e generalizzato alle nuove tecnologie. Dovrà essere il singolo cittadino a decidere che fare della propria vita, ma con il sostegno della comunità cui appartiene. Tra l’altro, sarebbe miope non essere chiari su questo punto. Significherebbe gettare nelle braccia dei bioluddisti la massa dei cittadini esclusi, con esiti catastrofici per la pace sociale.

Per quanto riguarda le biotecnologie, in Italia, possiamo fare un discorso chiaro, perché abbiamo già una struttura pubblica che può essere utilizzata per la sperimentazione e l’utilizzo di nuove terapie e tecnologie potenzianti: il servizio sanitario nazionale. Non funziona a perfezione, ci sono casi di malasanità, ci sono sprechi e nepotismo, ma diverse agenzie internazionali lo giudicano comparativamente uno dei migliori al mondo. Ogni qual volta si rendono disponibili nuove terapie per rallentare l’invecchiamento e allungare la vita, se il privato esita o fallisce o è in posizione di estrarre profitti speculativi, deve essere l’intervento pubblico a garantire che tutti i cittadini possano esercitare una scelta consapevole. Un impegno che inizia già da ora, affinché i disabili e i malati abbiano accesso alle migliori terapie, ai più efficaci farmaci, alle più sofisticate soluzioni protesiche. Circa il 20% degli iscritti al movimento transumanista ha una qualche disabilità. Sentiamo di dovere dare risposte concrete a queste persone e a tutte quelle che, pur non aderendo al nostro movimento, si trovano in simili condizioni. La mancanza di risorse non può essere una scusa accettabile, specie considerati i tanti sprechi che caratterizzano la spesa pubblica.