Lorenzo si lascia catturare dalla geometria frattale dell’ammonite. Il suo colore si confonde con quello della roccia, ma le spire nette e ben sagomate lo intrappolano in un labirinto cognitivo di pietra, proiettandolo indietro nel tempo con un vuoto allo stomaco. Lo smarrimento esplode di fronte alla prospettiva dell’abisso e in quel baratro che si perde nella notte dei tempi assiste al fiorire metafisico di un albero gigantesco, uno schema di luce che raccoglie sui suoi rami la moltitudine delle specie viventi che hanno popolato gli oceani, risalito i fiumi, colonizzato la terra e l’aria. Un passo alla volta, a partire da quei remoti antenati fossilizzati nella pietra.

Mezzo miliardo di anni: un tempo così profondo da dare le vertigini.

Melissa è meravigliata. – Sembra che stiano dormendo…

E forse è davvero così. Il sonno minerale delle due creature ha attraversato le ere del pianeta per arrivare fino a loro, come se avessero avuto un ricordo da consegnare. L’eco del messaggio, se mai uno c’è stato, è ormai spenta da tempo.

Remota, come la connessione.