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Mancavano cinque minuti alle tre del pomeriggio, e il sottosegretario agli affari interni dei Dipartimenti Meridionali del governo italiano, Gian Filippo Prosperi, era già stanco. Ne aveva tutto il diritto, a dire il vero. Le elezioni dipartimentali erano finite due giorni fa e il risultato era stato largamente scontato, ma il lavoro non era diminuito con la proclamazione dell’esito e gli incartamenti sulla scrivania aumentavano anziché diminuire. Come se non fosse abbastanza, da ormai mezz’ora uno zelante burocrate di Roma di cui aveva dimenticato anche il nome stava andando su e giù per la stanza, sproloquiando sul cambiamento degli equilibri nazionali provocato dal voto e sulla necessità di accettare la proposta di Palazzo Chigi di inviare a Napoli un commissario di governo che si affiancasse al governo dipartimentale. Non era servito a niente far capire a quell’uomo che lui non era l’anello appropriato della catena di comando a cui rivolgersi: Prosperi aveva intuito che i livelli più alti lo avevano già sbattuto fuori dagli uffici e il ministro dell’interno Scognamiglio gli aveva fatto quel bel regalo.- Guardi che in realtà, se tiene conto dell’apporto dei voti della Calabria al Partito democratico, lo spostamento autonomista della Sicilia è stato adeguatamente compensato a livello dipartimentale...-, disse distrattamente Prosperi, concentrato a tracciare quadrati su un foglio bianco.

Il funzionario si fermò e lo guardò come se solo ora si fosse reso conto della sua presenza. Quindi replicò con aria dura: - Onorevole, qui stiamo parlando di sinergia inter-dipartimentale, non di equilibri a livello locale, credevo l’avesse capito.

“Certo che l’ho capito, coglione che non sei altro. Ma non me ne frega un fico secco”, pensò Prosperi tra sé, ma si astenne dal dare voce a quei pensieri. - Il presidente del Meridione ha ben presente i problemi che il voto comporterà per la coesione territoriale, ma ritiene che....

- Ho già parlato con Trefolani -, lo interruppe sgarbatamente l’altro - e tutto mi sembra abbia capito tranne il terremoto che tutto questo provocherà a Roma. - Si avvicinò alla scrivania e riprese con voce più insistente: - Forse da qui non avete bene la misura del problema che le spinte autonomistiche dei Dipartimenti settentrionali stanno provocando al governo centrale. I leghisti cavalcano l’onda dell’espulsione dall’Unione europea e si stanno dando da fare per cambiare tutto l’impianto legislativo prodotto in un secolo di integrazione, oltre a spingere per l’adozione di una moneta del nord che sostituisca l’euro....

Sarebbe continuata così per un’altra ora come minimo, si rese conto Prosperi mentre scorreva l’agenda e scopriva con sgomento di non avere altri incontri per il pomeriggio. Stava muovendo il dito verso l’interfono per chiamare la segretaria e improvvisare qualcosa, quando il diversivo che cercava affannosamente per poco non gli esplose in faccia.