La prima impressione è che ogni tanto qualcuno scopra l’acqua calda. La seconda è che quando a scoprirla è qualcuno che ha la possibilità di definire davvero i progressi dell’umanità, gli scienziati appunto, questo non sia comunque un male.

La fantascienza, tra le altre cose, ha sempre cercato di prevedere il futuro e di analizzarlo in maniera critica. La fantascienza sul grande schermo ha anche dovuto prendere in considerazione una componente spettacolare che l’ha spesso portata a esagerare e a superare i limiti della plausibilità scientifica. Se da un lato il cinema di fantascienza ci ha fornito auto volanti, sviluppo della telepatia, mutazioni di ogni sorta e macchine del tempo, tutte cose che non si sono realizzate, dall’altro ha spesso sorvolato o appena accennato a quello sviluppo scientifico che invece è diventato realtà ai giorni nostri, come lo sviluppo dei computer e delle reti di comunicazione o i progressi in campo medico e biologico.

Ma qualche volta il cinema di fantascienza ci ha visto giusto.

Un gruppo di oltre 50 accademici di varie nazioni (anche se in maggioranza di origine britannica) ha recentemente dichiarato che 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick (e sceneggiato anche da Arthur Clarke) è il film di fantascienza con la visione più realistica del futuro dell’uomo, evidenziata in maniera particolare dalla presenza dell’intelligenza artificiale del supercomputer HAL 9000. Gli scienziati, tra cui c’erano rappresentanti della Cardiff University, dell’University di Glamorgan, dell’Università di Oxford e del King’s College di Londra hanno giudicato che il film presenta uno sviluppo scientifico più che plausibile nel suo complesso.

Nel film l’intelligenza artificiale decide di cospirare contro i propri creatori, grazie anche alla potenza di calcolo che 2001 anticipa e che nel 1968 poteva essere solo immaginata, e questo è considerato uno scenario plausibile. “Non si tratta certo di qualcosa che vorremmo si realizzasse davvero, ma non è impossibile che un’intelligenza artificiale possa ricoltarsi contro chi l’ha costruita” è stato uno dei commenti.

Ben considerato dagli scienziati è anche Blade Runner di Ridley Scott (e tratto dall’opera di PK Dick), in cui sono presenti degli umani artificiali, i replicanti, impiegati per compiti in cui gli uomini sarebbero poco adatti;  gli esperti presenti considerano possibile che si possa in futuro raggiungere una tecnologia che permetta di imitare l’uomo in maniera più o meno completa. Stephen Hsu, professore di fisica teorica alla Oregon University dichiara che “C’è ragione di credere che la tecnologia ci permetterà un giorno di costruire dal punto di vista genetico delle forme simili a quella umana, come i replicanti Blade Runner. Speriamo solo non vengano sfruttati per compiti pericolosi o discutibili come nel film, ma che invece ottengano fin da subito i diritti umani che gli spettano”.

Un terzo film considerato potenzialmente accurato dal punto di vista scientifico è The Andromeda Strain (Andromeda nella versione italiana) tratto dal romanzo di Michael Crichton e che segue lo studio di un microrganismo letale raccolto nello spazio. Barry DiGregorio, ricercatore associato Cardiff Centre for Astrobiology, e membro dell’International Committee Against Mars Sample Return (il comitato contrario al prelievo e al trasporto sulla Terra di campioni provenienti da Marte), ha dichiarato di essere contrario alle intenzioni della NASA di portare sulla Terra campioni di suolo marziano per il possibile pericolo di contaminazione della biosfera. “Nella peggiore delle ipotesi potrebbe verificarsi la situazione vista in Andromeda. Le mie preoccupazioni sono basate sui dati biologici raccolti dalle sonde Viking nel 1976. La NASA ha sempre smentito che i loro dati abbiano rilevato dei microrganismi, anche se due astrobiologi della stessa NASA hanno pubblicamente detto il contrario.”