Giunto sul marciapiede affollato, Diego incontrò subito Lyle Gimlett che sistemava alcuni prodotti vegetali della stagione fredda (patate, rape, mele e cose del genere) negli scomparti fuori dal negozio per attirare quanti più clienti poteva dalla massa di pedoni indaffarati. Il negoziante, tarchiato e dalla fronte sfuggente, con quel filo di barba incolta che sempre conferiva al volto un aspetto più scuro, salutò amichevolmente il giovane.– Patchen! Sei venuto per qualche banana fresca?

Gli ultimi Treni ne hanno portate di veramente belle.

Non so dirti quando ne avremo altre così.

– Certo, Lyle. Metti da parte per me un caschetto di quelle ancora verdi e le prenderò più tardi in giornata.

Diego si sistemò il colletto per ripararsi dal freddo e fece per andarsene, quando Gimlett lo fermò mettendogli una mano sul gomito. L’ortolano si chinò con fare cospiratorio e disse: – Qualche possibilità che tu e i tuoi compari possiate procurarmi qualcun altro di questi alla svelta?

Da sotto la pettorina del grembiule macchiato, Gimlett estrasse uno strano medaglione. Fissato a una cordicella di pelle infilata dentro un foro fatto a macchina, una spessa scaglia iridescente di un rettile, grande come una grossa patatina, brillò attraversando gran parte dei colori dell’arcobaleno, quasi colta da indecisione cromatica.

A quella vista Diego sussultò. Brutti ricordi di tempi cupi, quando era caduto così in basso da accettare rischi che oggi non lo sembravano più, rotolarono giù da bauli nascosti in soffitta, dove aveva pensato sarebbero stati conservati al sicuro.

– Io… Devi parlare con Zohar Kush per avere altre scaglie.

– Bene, bene, venite tutti e due una sera dopo la chiusura. Vi darò un prezzo onesto dato che posso vendere tutti quelli che mi potete procurare. La gente ha sempre bisogno di un portafortuna. Ecco, prendi una mela, Diego.

Il giovane la accettò e corse via. Ma una volta fuori dalla vista di Gimlett, a dispetto della fame gettò il frutto nella fogna, dove rimase infilato nello sporco ghiaccio galleggiante dell’inverno come un indifferente residuo autunnale.