Ho terminato di leggere Faust quasi due mesi fa e non mi ha fatto una grande impressione: una specie di Missione impossibile farcita da un mucchio di chiacchiere sulla fragilità dell'ordine mondiale, qualche optional high tech e un paio di scontri a fuoco. Se questo romanzo è la testimonianza di un originale filone fantascientifico d'Oltralpe, allora non c'è di che gioire. Tuttavia nei primi giorni di dicembre ho ripreso in mano il libro sollecitato da una serie di fatti di cronaca.

Difficile infatti non trovare delle impressionanti assonanze con quanto è accaduto in questi ultimi mesi del duemila. Gli Usa, prima potenza mondiale, incapaci di esprimere un leader attraverso democratiche elezioni, l'Unione europea incapace di mostrarsi realmente unita se non di fronte agli obiettivi dei fotografi. Per non parlare degli scontri di piazza del fronte antiglobalizzazione, dell'eterna turbolenza in Medio oriente e delle centinaia di guerre dimenticate che insanguinano il pianeta per il lucro dei trafficanti d'armi e il fatturato di qualche multinazionale dedita allo sfruttamento delle materie prime.

Alla luce di tali eventi diventa pressante il quesito che fa da filo conduttore a Faust: politica o economia, chi deve governare? Vale a dire: gli stati nazionali hanno ancora un peso effettivo nel decidere le sorti del mondo? Vent'anni fa il sottotitolo del romanzo "la minaccia delle potenze" non avrebbe dato adito a dubbi: da una parte il mondo occidentale dall'altra il comunismo nelle varianti sovietica e cinese. Oggi - Seattle ci insegna - le potenze stanno altrove, in una manciata di "poltrone" che dirigono l'economia mondiale e condizionano la politica dei Paesi.

Lehman colloca la sua storia allo spirare del 21esimo secolo, alla vigilia di quello che ha tutta l'aria di essere uno scontro epocale tra le prepotenze grandi gruppi economici e le impotenze delle sempre più flebili moderne democrazie, per quanto riunite in federazioni e alleanze. Ci viene proposto un mondo già diviso in caste: pochi privilegiati che vivono e lavorano in ambienti protetti (il primo mondo, chiamato Villaggio) e miliardi di persone che si aggirano nella steppa campando di rifiuti e traffici. Ci sono anche città lunari e stazioni orbitali, alcune private, altre militari, altre ancora in odore di secessione, che però nella vicenda narrata ricevono solo qualche marginale citazione. Lo sguardo dell'autore è puntato sul Senato delle nazioni unite dove le Potenze, con un colpo di mano giuridico degno dell'Azzeccagarbugli di manzoniana memoria, intendono prendere "corpo", ossia passare da entità economiche proprietarie di beni e mezzi a entità governanti, in grado di esercitare autonomamente i classici poteri degli Stati: legislativo, esecutivo e giudiziario. E' questa l'anticamera di una nuova dittatura totalitaria su scala interplanetaria?

Lehman scrive Faust nel '96 sull'onda emotiva della guerriglia urbana parigina scatenata dalla contestazione sui salari flessibili, tanto da flessibili da infilarsi sotto il minimo sindacale. Nel libro si avverte un'istanza di riscatto sociale e, anche se non si mette in luce un protagonista vero e proprio, l'attenzione converge su Chan Coray, un giovane che incarna la rabbia dei reietti della steppa, e viene reclutato da una nascente organizzazione segreta (lo Square) della Federazione europea, che pare l'unica istituzione politica determinata a resistere all'invadenza delle Potenze. Non mancano altri soggetti di rilievo, per quanto stereotipati: l'astuto e demodé Keplero, capo delle operazioni, Daniel Kovalsky, nobile guerriero, il misterioso consigliere Ulisse e l'intraprendente e determinata Elisabeth Conti, presidentessa della federazione. Tutte conoscenze che, immagino, saranno approfondite nei successivi romanzi della serie Faust.

L'opera in sé non è un capolavoro, anzi gli darei a stento a la sufficienza. Televisivamente parlando è poco più di un "episodio pilota", il primo capitolo di una partita in cui si dispongono i pezzi e si disegnano gli scenari. Ma come molta fantascienza post-cyberpunk questo romanzo ambientato in un pianeta esotico alle soglie del 3000 si rivela una gradevole "guida" per dipanare le contorte evoluzioni del nostro oggi e per questo - pur nella piena consapevolezza di uno spessore letterario non eccelso - rappresenta una concreta risposta a chi insiste a voler celebrare le esequie della fantascienza.