Spider ce l'ha fatta. Ha preso tempo, ha meditato con le tecniche buddiste a lui tanto care, ha chiesto aiuto a ingegneri, fisici, astronomi, sassofonisti e monaci zen. Il difficile lavoro di tessere un romanzo partendo da una trama originale del Gran Maestro della fantascienza, facendo in modo che fosse credibile agli occhi del lettore contemporaneo, gli è decisamente ben riuscito.

I primi capitoli di Stella variabile, già ben delineati nella traccia di Robert Heinlein, hanno il sapore della fantascienza per ragazzi dell'Heinlein degli anni cinquanta, ma durante la crescita fisica e spirituale del protagonista anche il racconto si evolve verso la narrazione e i contenuti dell'Heinlein maturo,e va oltre mentre Spider, senza dimostrarsi presuntuoso, afferma la sua certezza su quale sarebbe stata la presa di posizione di un Heinlein del ventunesimo secolo riguardo temi ancor oggi bollenti: la religione, la "stregoneria" della meccanica quantistica, i matrimoni misti, il futuro del nostro pianeta. Alla luce degli studi spirituali di Spider Robinson, l'inspiegabile viene di nuovo preso in esame: le tecniche utilizzate dai Relativisti, navigatori della nave, sono simili a quelle utilizzate da Mike in Straniero in terra straniera; la risposta alla domanda sulle origine umane, alla quale Heinlein aveva risposto "non so chi stia girando la manovella, ma spero che non smetta", diventa con Robinson più articolata, sulla base dell'attuale dibattito tra atei, creazionisti, e sostenitori del disegno intelligente.

Lo stile narrativo è perfetto in questo apocrifo heinleiniano: nel ritmo, nella scelta dei vocaboli, nell'inventare giochi di parole allo scopo di illustrare con una sola frase intere categorie di pensiero. Spiace doverlo leggere in una traduzione poco accurata che a causa di alcuni errori di interpretazione, di intraducibili sequenze tradotte sommariamente, di termini traducibili lasciati invece in originale, inducono frequenti interruzioni nel ritmo di lettura. Certo i traduttori si trovano spesso a dover gestire lo stesso problema e allora ci si chiede, da lettori, che cosa trattiene traduttori ed editori dall'inserire note a fondo pagina che illustrino la particolarità culturale, oltre che linguistica, di ogni divertimento dell'autore. Permettiamoci un piccolo spoiler con un esempio di traduzione che avrebbe avuto necessità del supporto di una nota.

Paul: 'Provo le stesse emozioni per i soldi'

Joel: 'Filisteo!'

Herb: 'Per favore non corrompiamo la lingua: si pronuncia "Fa" gli stein'. (nell'originale "fill a stein")

Ora, ignoriamo pure le incomprensibili virgolette all'imperativo del verbo fare, e ad ogni modo venti righe dopo ci viene spiegato che cosa è uno stein ( il termine è molto poco usato, la spiegazione è voluta anche per gli americani). Una nota dovrebbe però portare alla nostra attenzione che il vocabolo "philistine" viene pronunciato "filistìn" dagli americani, ma "filistain" dagli inglesi. Oltre all'ovvio richiamo al film di Mel Brooks, e anche alle speculazione sulla pronuncia del nome di Heinlein stesso, al lettore appassionato viene offerto di speculare sulle differenze culturali tra il terrestre e il ganimediano, e sul possibile suggerimento di Robinson che la colonizzazione di Ganimede sia dovuta al solo sforzo americano: possiamo immaginare il sorriso del lettore statunitense a questa battuta?

L'edizione di Armenia merita un encomio per la precisione dei correttori: raro trovare libri stampati in Italia che non esibiscano neppure un refuso.