Dopo il fragoroso successo ottenuto negli USA nel primo weekend di programmazione, con un incasso netto di 46 milioni di dollari (a fronte di un costo complessivo di circa 25 milioni), Cloverfield, il film novità prodotto da J.J. Abrams e diretto da Matt Reeves, ha iniziato a perdere qualche colpo al botteghino. Nulla di drammatico anzi, probabilmente una reazione più che normale dopo un altissimo picco favorito dalla grandiosa campagna di marketing messa in piedi da Abrams e soci, oltre che dalla oggettiva novità e qualità del film. In Italia i dati del primo weekend danno il film solo al terzo posto negli incassi. La soddisfazione dei produttori resta comunque palpabile, tanto è vero che dalla Paramount già filtrano le indiscrezioni riguardo a un ormai probabile seguito del film, una sorta di Cloverfield 2 che potrebbe vedere la luce nel 2009.

Questo articolo avrebbe potuto intitolarsi anche: "Come rovinare una sorpresa perfetta." Perché in effetti Cloverfield è davvero andato vicinissimo alla perfezione, intesa come migliore sintesi possibile tra storia, trattamento e riproposizione di una leggenda vecchia come il mondo: la paura della catastrofe, dell'improvviso ignoto che spazzi via in un istante tutte le nostre certezze. L'eccellente articolo di Giovanni De Matteo, reperibile al link http://www.fantascienza.com/magazine/servizi/10388/ compie un'ottima analisi della storia di un redivivo Godzilla che mette a ferro e fuoco la New York post 11 settembre, il luogo in cui, per dirla come William Gibson, "scorre la carne luminosa dei giganti." 85 minuti di adrenalina pompata attraverso le immagini sgranate di una videocamera a spalla, un diario di viaggio confuso e spaventato che rende perfettamente lo smarrimento del crollo di tutte le certezze. Un'opera finalmente bella, compiuta e autoconclusiva. Perché rovinare tutto facendone un sequel?

Eppure alla Paramount le trattative con Abrams, Reeves e lo sceneggiatore Drew Goddard sembrano molto avviate, tant'è che da parecchie fonti si fanno già previsioni di uscita per il prossimo anno. E' ovvio che i motivi per un sequel sono in primo luogo commerciali. In questo caso ci sarebbero dei motivi anche di tipo narrativo, tutte le domande lasciate in sospeso: che cos'è questo mostro? Da dove arriva? Che succede dopo? Eppure l'aver calato dall'alto la vicenda, con una violenza spropositata e senza spiegazioni, appare uno dei punti di forza del film. Non c'è razionalità, non c'è logica; solo puro terrore, solo lotta per la sopravvivenza. Tutto il resto non conta.

Invece il resto conta, eccome. Riaffiora il peggior difetto di Abrams, quello che ne limita le potenzialità impedendogli di diventare uno dei più grandi in assoluto: il difetto di lasciarsi prendere la mano dalle sue creature. Gli esempi di Alias e Lost sono fin troppo evidenti. The Blair Witch Project, il film a cui stilisticamente si ispira Cloverfield, ebbe anch'esso un seguito che sparì nel nulla. I grandi sanno quando è il momento di fermarsi, e lasciare che le proprie idee viaggino da sole, abbandonando il mondo terreno per diventare mito.