Campbell usò, in seguito, lo pseudonimo di Don A. Stuart per proporre ai lettori un tipo di storie diverse da quelle a cui era abituato a scrivere. Storie che si potrebbero definire più psicologiche e d’atmosfera, come ad esempio Twilight, il primo racconto apparso con lo pseudonimo di Stuart su Astounding nel 1934, e Who Goes There?, pubblicato su Astounding nell’agosto del 1938.

Quest’ultimo racconto narra di una spedizione di scienziati nell'Antartide che viene attaccata

da una specie di infezione che s'insinua negli animali, trasformandoli temporaneamente in alieni mostruosi. Il racconto, in seguito, venne sfruttato per ben due volte al cinema: nel primo caso si tratta del film La “Cosa” da un altro mondo (The Thing From Another World, 1951) di Christian Nyby e Howard Hawks, con James Arness, Kenneth Tobey, Robert; nel secondo caso fu l’immenso John Carpenter a rileggere sul grande schermo il racconto campbelliano, con La Cosa (The Thing, 1982), con protagonisti Wilford Brimley, T.K. Carter, Keith David, Richard Dysart e Kurt Russell.

Uno dei suoi romanzi più famosi resta comunque The Moon is hell, conosciuto in Italia come Il Martirio lunare e pubblicato per la prima ed unica volta ne I romanzi di Urania, numero 30, la collana della Mondadori, allora curata da Giorgio Monicelli.

Ecco come inizia la storia:

“Vestiti del goffo scafandro lucente, a tenuta stagna, quindici uomini si erano allineati accanto all’enorme razzo che, varcato un quarto di milione di miglia di spazio, li aveva finalmente deposti sul satellite senz’aria. Alle finestre della macchina gigantesca, l’astronave più potente che si fosse mai costruita in Terra, brillava una luce calda e dorata”.

Protagonisti, dunque, sono un gruppo di quindici astronauti che grazie ad una potente astronave raggiungono il nostro satellite. Ma la cattiva sorte è dietro l’angolo: i quindici vedono l’astronave che dovrebbe riportarli a casa fracassarsi sul suolo lunare. Comincia così una vera e propria odissea che li costringerà a mettere a frutto l’unica risorsa che hanno a disposizione: il loro cervello e la conoscenza scientifica che sono riusciti ad ottenere nel corso della loro vita

Vale la pena riportare la quarta di copertina dell’Urania, per immergersi nell’atmosfera del romanzo:

“Può l’uomo sopravvivere in un ambiente privo d'aria e quindi privo di tutte quelle manifestazioni vitali che dall'ossigeno traggono soprattutto il sostentamento? John W. Campbell junior, l'autore della vicenda che presentiamo ai nostri lettori, risponde affermativamente al quesito e con una narrativa scarna, esente da qualsiasi retorica, racconta la vicenda avventurosa di un pugno di «naufraghi rimasti sulla Luna», «inferno squallido e raggelato», in attesa dell'astronave-soccorso che li venga a liberare. Nel frattempo dovranno strappare al pianeta spento un'esistenza. Un’esistenza che come dice il titolo del racconto sarà un martirio allucinante. Ma l’uomo non è nuovo a certe imprese e forte di tutte le esperienze della sua civiltà finisce per vincere la battaglia e stabilire sulla Luna un avamposto che consentirà ad altri di continuare lungo il cammino del progresso”.

Lo scrittore americano prende il più classico dei fantascientifici: la conquista del cosmo a partire dal nostro satellite e lo trasforma in una lotta per la sopravvivenza. I quindici astronauti, in procinto di lasciare la Luna, dopo un lungo periodo di permanenza, vedono schiantare l’astronave che dovrebbe riportarli a casa. Si trovano sulla faccia nascosta della Luna, dove è anche impossibile mandare un messaggio alla Terra per informarli del disastro. Ma qui entra in scena l’elemento uomo. I quindici, dopo un iniziale momento di scoramento, cominciano ad ingegnarsi su come poter sopravvivere, letteralmente inventandosi la vita sulla Luna. Dalla costruzione di celle solari, all’estrazione dell’ossigeno dalla roccia fino al nutrimento che viene estrapolato dalle fibre ricavate dalla carta e dai vestiti. I quindici sopravvissuti riescono anche a far giungere un messaggio alla Terra, che si adopera per inviare una nuova astronave che però deve essere costruita da zero.