il Pilot di Sarah Connor Chronicles stravince la serata televisiva americana incassando 18 milioni di audience dimostrando così per l'ennesima volta nel corso dell'ultimo anno come la fantascienza televisiva possa produrre grandi numeri in grado di reggere il confronto, e talvolta a bissare, produzioni associate a generi ben più popolari.

Chi vi scrive nutre però seri dubbi sulla tenuta alla distanza di tale risultato in quanto Terminator è un marchio che basa la propria forza e il suo appeal sulle rocambolesche scene d'azione e gli effetti speciali piuttosto che sull'impianto narrativo, tutti elementi che mal si conciliano con i budget di una qualunque serie televisiva.

Non è comunque il caso almeno di questo Pilot visto che poteva contare su di un budget di tutto rispetto con buoni effetti speciali che impreziosiscono le scene di sana e godevole devastazione che hanno reso Terminator uno tra i franchise più amati di tutti i tempi grazie alle tanto famigerate botte da orbi tra cyborg.

La serie temporalmente comincia due anni dopo gli eventi narrati in Terminator 2: il giorno del giudizio con una Sarah Connor in fuga perenne col figlio, mentre tutti gli eventi narrati in Terminator 3: le macchine ribelli vengono completamente ignorati in quanto appartengono a una differente linea temporale (i paradossi temporali sono una vera manna dal cielo per ogni sceneggiatore in difficoltà) permettendo così alla trama di svilupparsi ai giorni nostri.

Deus ex machina, creatore e sceneggiatore della serie è Josh Friedman che ha all'attivo poche ma importanti sceneggiature con due film di grande rilievo: La guerra dei mondi (Cruise version) e Black Dalilah.

Le femmine del cast sono estremamente azzeccate.

Il ruolo cardine di Sarah Connors è affidato a Lina Headley che abbiamo già avuto modo di apprezzare come moglie di Leonida nel controverso superfumettone 300.

La splendida attrice inglese riesce a indossare con la stessa nochalance una minigonna mozzafiato o un fucile a canne mozze riuscendo comunque a mantenere una femminilità e una espressività completamente assenti nella monodimensionale versione macho-girl di Linda Hamilton.

Altra nota positiva ci giunge da Summer Glau che dopo aver interpretato egregiamente la schizoide River di Firefly / Serenity indossa i panni della cyborg in missione per proteggere il giovane John.

Osservando il suo sguardo agghiacciante mi viene in mente un vecchio pezzo di David Bowie: Loving the Alien, non si può non amarla e non esserne terrorizzati allo stesso tempo.

Le note dolenti provengono invece dal reparto maschile.

Il quindicenne John Connor è recitato da Thomas Dekker, già visto nel ruolo di Zach in Heroes, che sembra più un modello di versace in erba uscito fuori da una qualunque puntata di Smallville (dove si ha sempre una perfetta messa in piega dopo ogni esplosione) piuttosto che un futuro leader della resistenza che ha vissuto tutta la sua esistenza addestrato e temprato per la sopravvivenza. Devastanti alcuni suoi dialoghi, come quello riguardo la sua avversione per gli stivali da cow boy e per il look dei coetanei campagnoli, che dovrebbero accentuarne l'introspezione ma che hanno come unico risultato quello di lasciare interdetto lo spettatore.

Anche l'altro maschietto Richard T. Jones che interpreta l'agente dell'FBI sulle tracce dei Connors compie anonime apparizioni sullo schermo limitandosi a gigioneggiare con faccie perplesse nell'impeto del suo sforzo investigativo.

Nel complesso si può dire che questo sia un discreto Pilot, di mestiere e di sostanza, che regge i 50 minuti incollandoti allo schermo ma che non propone assolutamente nuove idee o il benché minimo accenno distintivo.

Può bastare per reggere una serie o più stagioni?