E' una virata vagamente splatter (ancora più di Mars Attacks!) quella che Tim Burton offre nel suo ultimo film ispirato al romanzo gotico di Washington Irving. Trasformato rispetto all'originale il maestro di scuola Ichabod Crane in un poliziotto che fa un po' il verso agli X files, Burton esplora il territorio di confine tra un cinema di atmosfera come quello espressionista tedesco e la cinematografia hollywoodiana degli effetti speciali. L'ibrido che viene fuori, situato nel terreno di confine tra Frankestein e Edward Mani di Forbice è un omaggio al cinema fantastico e una piccola perla di ironia e umorismo. Mandato nei primi mesi del 1799 a investigare sulle misteriose morti di alcuni abitanti di Sleepy Hollow, Ichabod Crane scopre di avere a che fare con un cavaliere senza testa, un'anima dannata che miete vittime per vendicarsi dei terribili torti subiti. Ma non tutto ha un'origine soprannaturale. Nato dall'interessante contrasto tra la razionalità di un uomo che rifiuta (per timore o per superficialità) tutto quello che non riesce a spiegare e un fantasma senza testa, Il mistero di Sleepy Hollow soffre di un'inspiegabile tensione verso un macabro inutile e francamente ridondante. Del resto, però, la cosa più spiacevole è un finto non politicamente corretto fa sì che il genio di Burton, in molti momenti sembri appannato e non del tutto credibile. Pecche peraltro facilmente dimenticabili grazie al talento di un Johnny Depp al suo meglio e a una carismatica Christina Ricci in stato di grazia e quasi irriconoscibile.