Quest’anno ricorre il trentennale di Guerre stellari, la saga più famosa e più vista della storia del cinema di fantascienza, che ha profondamente trasformato. Cercheremo di scoprire perché.

Se a una lettura immediata, Guerre Stellari descrive la classica lotta tra il bene e il male trasportata nello spazio, la trama del film è talmente intessuta di riferimenti morali e ideologici da far apparire i duelli e le battaglie solo lo sfondo per far passare messaggi molto più profondi. La pluralità dei piani narrativi non è nuova per i film di “avventura” (siano essi western, cappa e spada o sci-fi), ma Guerre Stellari va oltre, fornendo una rilettura moderna dell’epica classica, operazione già sviluppata ne Il Signore degli Anelli (che richiama anche narrativamente) e descritta nelle opere di Joseph Campbell, noto studioso e interprete moderno del mito che ha collaborato con Geroge Lucas. Il regista, come Tolkien, si pone il compito di presentare una visione religiosa medievale da contrapporre alla distruzione dei valori della civiltà occidentale, nel suo caso i miti del sogno americano nel periodo susseguente alla guerra del Vietnam e al Watergate. Tuttavia, a differenza del Signore degli Anelli, che si rivolge a un pubblico adulto e possibilmente colto come il suo autore, Guerre Stellari strizza l’occhio ad adolescenti e bambini. Ciò spiega personaggi quali gli ewoks e i gungan, le scenette slapstick dei due droidi, anche se nella seconda trilogia gli elementi farseschi sono notevolmente ridotti.

L’obiettivo dichiarato di forgiare un’etica dello status quo produce continui rimandi a tematiche religiose e spirituali incentrati sulla “forza”, ma anche su alcuni riferimenti concreti, come gli aspetti messianici della vita di Anakin. Resta da vedere se il connubio religione-avventura sia riuscito a produrre simboli forti sotto il profilo, se non della morale almeno dei costumi. In realtà, non pare che la narrazione delle gesta della famiglia Skywalker abbia riavvicinato molti alle religioni tradizionali, al contrario, se sono credibili le statistiche secondo cui in alcuni paesi – tra cui la Gran Bretagna – i seguaci dei Jedi rappresentano percentualmente la quarta religione, ha accentuato la natura light delle convinzioni religiose della nostra epoca.

Sul piano politico, la saga esalta le dittature militari, da preferire alle pastoie della democrazia. Lo stesso Lucas in un’intervista al New York Times del marzo 1999 dichiarò: “non c’è probabilmente miglior forma di governo di un buon despota…egli può far realizzare

effettivamente le cose. L’idea che il potere corrompe è molto vera e solo un grande uomo può andare oltre tutto questo”. Se poi si considera che il dittatore è anche un “illuminato”, si completa il quadro misticheggiante in cui la salvezza del mondo consiste nel consegnare il potere nelle mani del monarca di stirpe superiore. Forse l’autore avrebbe fatto meglio a ricordarsi, con Lord Acton, che il potere corrompe ma il potere assoluto corrompe assolutamente. Se il senato è inetto e corrotto, l’imperatore è anche un pazzo sanguinario.

La lezione politica che si intende dare alla saga è esplicita dunque, mentre il tessuto sociale che si descrive appare contraddittorio e, in definitiva, sembra avere l’unica funzione di far risaltare le gesta della razza superiore. Fa parte di questa visione cripto-spiritualista la condanna dei tratti più superficiali della produzione mercantile, come la diffusa ostilità etica verso il commercio e il profitto. L’avida federazione dei mercanti è presentata come la struttura dominante dello Stato, controlla l’esercito e la politica. Sono da subito alleati dei Sith, ma, in quanto esseri inferiori, ne sono facilmente manipolati e schiacciati. Il “lato oscuro”, cioè la brama astratta e assoluta di potere, si serve di tutto e tutti per giungere ai suoi scopi, come fanno l’anello e il suo signore nell’omonimo libro.

Oltre all’abnorme peso dei mercanti, la presenza di elementi quali la moneta e lo Stato porterebbe a concludere che si tratta di una società mercantile. Allo stesso tempo, la repubblica ingloba migliaia di sistemi sparsi per tutta la galassia con livelli di sviluppo i più vari. Vediamo così scorci di sistemi economici molto diversi, compresa la schiavitù, anche se ciò risulta del tutto incoerente con la presenza di processi produttivi del tutto automatizzati, di robot. Non a caso Luke pretende di affrancarsi dallo zio adducendo la presenza di un sufficiente numero di droidi. A cosa potrebbe mai servire il lavoro coatto degli uomini in una società così avanzata tecnologicamente?