Prodotto da Michael Mann di cui si percepisce la 'benevola influenza', The Kingdom è un felice e sorprendente incontro tra il cinema politico e problematico in stile Syriana e le suggestioni delle indagini scientifiche in stile CSI, Bones o Cold Case.

Un film diverso, interessante e travolgente che - da un lato - ti obbliga a pensare alla politica internazionale e allo scontro tra culture, al duello in corso tra Oriente e Occidente e dall'altro ti intrattiene con una storia spettacolare, ma anche coinvolgente sul piano umano ed emotivo.

Una pellicola che rappresenta una bellissima sorpresa nel panorama, spesso, ultrapiatto della media proposta cinematografica hollywoodiana e che ti prende dal primo istante, fin da quando, infatti, scorrono sul grande schermo i titoli di testa in cui si racconta la storia del 'Regno' in questione, ovvero quell'Arabia Saudita i cui strani legami con Al Quaeda, Bin Laden e, soprattutto, la scarsa sensibilità per i diritti umani, gettano un'ombra inquietante sul suo rapporto con gli Usa e - in particolare - con la famiglia Bush.

Tutto inizia quando un centro residenziale per lavoratori stranieri viene attaccato da un gruppo kamikaze. Le indagini sulle centinaia di morti (la violenza è molto realista e tutt'altro che 'grafica'...) sembrano non pesare al dipartimento di stato americano che in maniera non troppo riluttante affida le indagini alla polizia saudita, sensibilmente, non in grado di indagare su un attacco così complesso ed elaborato. La politica innnanzi tutto. Per la giustizia...si vedrà.

L'FBI che avrebbe la giurisdizione per intervenire e mandare una sua squadra scientifica, è bloccata dalla burocrazia dell'amministrazione Bush, fino a quando, tramite un piccolo ricatto, tre uomini e una donna possono partire per Ryahd e avere cinque giorni di tempo per le indagini. Sensibilmente 'post 11 settembre' l'arrivo degli agenti dell'FBI non è salutato come quello proverbiale della cavalleria e tutto sarà molto complicato e difficile fino a quando il capo degli agenti (Jamie Foxx) e un poliziotto locale, riusciranno a stabilire un contatto umano per poi iniziare, davvero, a lavorare insieme.

Interpretato in maniera notevole da un cast di attori eterogeneo, ma perfettamente amalgamato (Jamie Foxx, Chris Cooper, Jennifer Garner, Jason Bateman, Jeremy Piven, Danny Huston, Richard Jenkins e l'arabo Ashraf Barhoum) The Kingdom è un film concettualmente violento, tutt'altro che rassicurante e non consolatorio in cui i limiti del cinema di genere non impediscono di assestare alcuni colpi di natura politica riguardo l'ambiguità del rapporto tra gli Stati Uniti e il Medioriente e, soprattutto, riguardo l'incapacità di dialogo e di comunicazione tra Oriente e Occidente in un momento cruciale della storia dell'umanità.

Un film tutt'altro che scontato, difficile e problematico in cui l'entertainment e i metodi scientifici vengono enfatizzati da un contesto narrativo inquietante che tocca la cronaca di tutti i giorni.

Brillante, ma mai sarcastico, intrigante, ma mai cerebrale, The Kingdom è figlio di una nuova idea del cinema in cui l'intrattenimento va di pari passo con un'intelligente e tutt'altro che consolatrice idea di mostrare un contesto in cui è la volontà delle singole persone e a cambiare le cose e stare lontana dagli stereotipi di un mondo in fiamme dove la diplomazia, spesso, serve soltanto a rinnegare il buon senso.