Le notizie che si inseguono giornalmente riguardo lo stato della sanità in Italia vanno tutte nella stessa direzione: scandali, errori medici, corruzione, deficit. Soprattutto quest’ultimo sembra essere diventata l’ossessione della classe politica a tutti i livelli, nazionale e locale. Il servizio sanitario è in deficit, si spende più di quanto si riesca a incassare, i debiti assorbono una quantità di risorse sempre maggiore comportandosi come uno dei buchi neri della fantascienza classica, un orizzonte degli eventi il cui paradosso principale consiste nel fatto che più si cerca di avvicinarsi all’obiettivo, una sanità veramente al servizio di tutti, e più quest’obiettivo si allontana beffardamente.

La parola d’ordine è: efficienza. Recuperare efficienza, trovare l’economicità dei servizi, abbattere i costi. Ma la verità è che salvare la sanità italiana sembra essere diventata un’impresa molto più ardua che abbattere la Morte Nera alla guida di uno striminzito X-Wing e con una vocina nella testa che ti sussurra: “La Forza, Luke, usa la Forza…”. La fantascienza non si aggira soltanto nei corridoi degli ospedali e delle ASL, sotto forma di racconti epici di guerrieri dal camice un po’ macchiato dalle mille battaglie e la sigaretta penzolante all’angolo delle labbra; la fantascienza si aggira nei bilanci e nei documenti contabili, nelle fatture dei fornitori e nel calcolo dei ticket. Somme ingenti appaiono e scompaiono, per poi riapparire qualche centinaio di pagine più in là ma in una forma diversa, come il risultato raccapricciante di un teletrasporto difettoso, un gattino di Schroedinger sornione e dispettoso che semina parti di sé stesso in un puzzle di difficile ricomposizione.

In una situazione come questa anche la strabiliante pillola di McCoy che in Star Trek IV fa ricrescere un rene a una povera malata, perderebbe di efficacia, stritolata tra protocolli sanitari, modulistica in triplice copia, costi di somministrazione e rivendicazioni sindacali. La fantascienza medica ha prodotto opere degne di rilievo, dal ciclo dell’Astronave medica di Murray Leinster ai classici dell’irlandese James White Stazione ospedale e Ospedale da combattimento, ad oggi forse la migliore e più approfondita analisi dello sviluppo della medicina e dell’assistenza sanitaria nel futuro e nei rapporti con specie extraterrestri. In tempi più recenti ci sono i romanzi di Robin Cook (l’autore di Coma profondo) a interessarsi dell’influenza della scienza medica sul futuro della civiltà umana. Ma chi avrà mai il coraggio di cimentarsi con gli orrori della “medicocrazia” e le sue particolari leggi dello spaziotempo? Chi riuscirà a entrare nei lucidi corridoi e nelle stanze chiuse in cui si progettano strategie di rientro del debito e piani di riorganizzazione, dall’efficacia pari a quella di un giornale piegato contro un toro inferocito?

La verità è dura e disarmante, ma inevitabile: anche la fantascienza sarà costretta a prostrarsi davanti al pozzo senza fondo di convenzioni farmaceutiche e strutture accreditate, e questo perché, così come l’universo della sanità costituisce una realtà separata dal resto del mondo, anche la fantascienza sanitaria vive e prospera staccata dalla fantantascienza “reale”. Una batteria di cavalieri Jedi potrebbe guarire un’intera popolazione da un’epidemia di colera, ma soccomberebbe sotto il peso delle tabelle di contabilità economica, i robot asimoviani si bloccherebbero davanti all’orda di circolari interpretative e note esplicative che trasformerebbero la linearità delle Tre Leggi in un coacervo normativo e giurisprudenziale.

Forse ci vorrebbe un Dick… Una versione particolare di Philip K. Dick, potenziato da innesti biomeccanici e da cocktail di sostanze allucinogene, in grado di ridefinire il concetto di servizio sanitario in modo altamente soggettivo e pertanto non asservibile a logiche politiche o aziendali. Un nuovo Ubik,in cui ognuno vede ciò che vuole e utilizza ciò che gli serve, senza orpelli o infrastrutture e quindi senza costi o deficit.

Ma sarebbe un’impresa difficile anche per lui. Molto, molto difficile.