Credo che una ragionata riproposizione di questo atipico, graffiante autore spesso in anticipo sui suoi tempi sarebbe iniziativa di rilievo culturale e gradita a molti.

In chiusura, due note. La prima: Sternberg su Urania non era un caso isolato. Parlare di

questo autore significa infatti parlare della presenza fantascientifica francese su quella collana e quindi in Italia (visto che nessun altro editore se ne è mai concretamente occupato). Ma è discorso che meriterebbe un suo spazio. Qui basti dire che negli anni ’50-60 la testata mondadoriana ci fece conoscere nomi d’Oltralpe, alcuni interessanti se non eccellenti, altri assolutamente pessimi. E forse pochi sanno che per parecchio tempo le scelte dei testi statunitensi in Italia e in Francia marciarono di pari passo. In realtà Giorgio Monicelli, fondatore e primo curatore di “Urania”, per le sue scelte teneva ben d’occhio la coeva editoria francese. Da notare che nello stesso periodo, e per un certo tempo, Oltre il Cielo ebbe anche un’edizione francese, comprendente racconti di nostri autori.

Seconda nota. Come già venne rilevato da qualcuno negli anni ’50, e come più compiutamente descrive Ugo Malaguti nella sua prefazione alla ristampa (1996) di L’uomo, questa malattia di Claude Yelnick, in quei lontani anni Cinquanta in Francia, sulle rive della Senna, nei locali frequentati da intellettuali e scrittori, esplose un grande entusiasmo riguardante la fantascienza e che coinvolse rapidamente l’establishment culturale. Questa narrativa fu vista come forma letteraria innovativa, “di rottura” e subito fatta propria da accademici, giovani arrabbiati, esistenzialisti, cenacoli letterari, cineasti, pittori sperimentali. Ricordiamo, en passant, solo il nome dello scrittore Boris Vian (che fu anche cantante, autore di canzoni, jazzista). Il tutto favorì ovviamente la nascita d’una fantascienza autoctona. Assolutamente impensabile, da noi, una cosa del genere.

Impensabile ancora oggi…

“Ho orrore dei racconti realisti”
“La vita mi suicida: non vale affatto la pena di prendere una pistola”
(Jacques Sternberg)